18 dicembre 2009

Buon Natale.




Un felice natale e i migliori auguri di un nuovo anno. I lavori del blog vengono sospesi con la speranza di riprenderli sotto una luce nuova, che poco è piaciuta in questi ultimi tempi. Ne approfitto per rivelare (a chi ancora non lo sapesse) il mitico regalo che il nostro presidente della camera ha fatto al direttore del giornale Feltri per natale: una bel flacone di Valium, con i migliori auguri riprendersi dalle sue "ossessioni e allucinazioni". Ecco, l'augurio che ci facciamo tutti è di non ossessionarci davanti a questo teatrino demenziale che stà sostituendo importanti temi di cui vorrei si parlasse, in maniera da non dovermi giornalmente dedicare sempre alle solite cose trite e ritrite (anche se ogni tanto tristemente rinnovate da qualche vergognoso avvenimento). Mi dispiace non essermi potuto occupare della conferenza sul clima di copenhagen, ma non ci ho visto dentro nessuna novità e nessuna notizia da approfondire. Mi spiace non essermi potuto occupare di finanziaria, perchè è stato solo un mattone leggero confezionato e non discusso. Mi spiace non aver potuto parlare ancora di immigrazione, nonostante le belle parole di apertura di Fini, perchè è stato subito tacciato di tutto quel che sappiamo e poi si è parlato d'altro. Insomma, speriamo in qualcosa di più dal 2010, questo per dirvi che non è solo colpa mia l'occuparmi sempre e solo delle stesse cose. Questo blog vuole essere uno "specchio pulente", per dimostrare che quando sembra che non ci sia altro da dire, in realtà c'è un abisso e le domande non vanno mai taciute. Certo non posso imporre io le questioni importanti a cui dedicare attenzione.

Ah, Faccio i miei migliori auguri a famiglia e amici che mi sostengono e qualche volta aiutano nel proseguimento di questo spazio. Una valium a testa e sogni d'oro 2009 XD.

17 dicembre 2009

Odi et amo..

Tiè, beccatevi in tempo reale l'intervento andato in onda poco fà ad opera di Travaglio. Questa volta il giornalista ha avuto ben poca originalità. Molti blogger infatti hanno esordito già ieri nella serata e stamattina con interventi simili di "risposta" alle parole del premier del "popolo che ama contro il popolo minoritario che odia". Così in poche ore questa teoria non solo è stata smontata ma ovviamente presa a sberleffi dal popolo della rete, che si è esibito in post lunghissimi su insulti, parolacce e giri di parole osceni ad opera di politici e giornalisti "di destra..". In effetti oggi il confronto destra-sinistra si è ridotto a questo: io odio tu ami, io amo tu odi.. io lavoro tu no, io dialogo tu no. Queste categorie che si sono volutamente messe in campo sono fondamentalmente simili a quei sentimenti ultranazionalisti del "io so io e questa e la mia terra, tu fuori perchè sei diverso". Certo una differenza c'è. La coerenza.



P.S. Come avrete notato ho modificato la grafica. Ora c'è un minimo di colore e di ordine in più. Noterete la libera ispirazione alle colorazioni "facebook" :)

16 dicembre 2009

Concita ti stimo.


Ora, parliamone due secondi. Io le persone le guardo in faccia, non mi interessa che portino la targhetta di destra, sinistra, fascismo comunismo giustizialismo antiberlusconismo e chi più ne ha più ne metta. Soprattutto se le targhette sono apposte da terzi. Le uniche "targhette" valide sono quelle che ciascuno si appone al proprio petto con merito. Il merito/demerito passa attraverso pensieri, parole, opere e omissioni. Oggi il merito vero va ad una giornalista capace che è tra le poche/i a scrivere parole sagge in un momento in cui sono più moderati i giornali estremisti, forse perchè nella loro estremizzazione celano minore ipocrisia. La brava Concita de Gregorio, direttrice dell'Unità (un giornale che neanche leggo) ha stupito tutti per la sua caparbietà e la sua educazione. Questo uno dei suoi editoriali, molto letto e commentato sul web.
P.S. Questa giornalista ha probebilmente alcune idee diverse dalle mie, ma oggi se ne stà in primo piano su questo blog. Forse interesserà a pochi, lo sottolineo perchè è cosa rara oggi.

Il Piano Eversivo

"Ecco che cosa è irresponsabile. Mentire. Dire spudoratamente come fa Il Giornale a caratteri cubitali che «era tutto organizzato». Utilizzare il gesto di una persona che non sta bene (dov'era la sicurezza, dove stava guardando?) per criminalizzare ogni forma di critica e di dissenso, in definitiva mettere le premesse per uno stato di polizia dove diventi difficile, meglio se impossibile, manifestare, esprimere il proprio pensiero anche in modo aspro come avviene in ogni paese democratico.
Non c'è nessuno bisogno di leggi speciali, basta applicare quelle che ci sono. Non serve lo scudo fiscale, basta inasprire i controlli e far pagare le tasse. Non serve oscurare internet, basta usare gli strumenti che esistono per bloccare chi ingiuria. Chiudere internet equivale a spaccare il termometro per curare la febbre. Il problema, al solito, non è chi commenta ciò che accade: il problema è ciò che accade, e non basterà blindare le piazze e oscurare i siti perché i fatti cessino di esistere. Sarà solo molto peggio. Servirà ad esacerbare gli animi a provocare - così sì, così davvero - tumulti. Non occorre abolire i processi o ridurli al lumicino, basta sottoporsi ai giudizi. Se viaggio costantemente contromano e mi multano 2500 volte non sono perseguitata dai vigili urbani. Ho due possibilità: dimostrare che non ero alla guida oppure pagare la multa. La regola esiste, cambiare le leggi in corsa significa mandare agli italiani il messaggio che chi può - solo chi può, certo - fa come gli pare. Fessi gli altri. Si attrezzino a diventare molto ricchi e potenti o si illudano che basti attaccarsi al carro di chi lo è. Irresponsabile è scardinare le regole perché è più comodo, si va più veloce, che noia questo Parlamento, che zavorra questi processi, che tormento questa stampa. Eliminiamoli. Non serve cambiare la Costituzione, basta rispettarla. Rispettare la Carta, i poteri, la magistratura, il capo dello Stato, l'opposizione. Non dire un giorno sì è l'altro pure che il tricolore va nel cesso, l'opposizione è cogliona, i giudici eversivi, il capo dello Stato fazioso. Non far finta che si sia agli anni di piombo, evocare come ha fatto ieri Cicchitto il terrorismo e i mandanti morali e intanto, con l'altra mano, mettere la fiducia su una Finanziaria che restituisce alla mafia i beni sequestrati. Questo sì è irresponsabile, pericolosissimo, criminale. Evocare il terrore per far carne di porco delle norme minime di convivenza, della discussione tra chi ha idee diverse e non per questo deve essere additato come assassino facendo di ogni erba un fascio: confondendo la violenza con l'obiezione legittima, Tartaglia con Rosi Bindi e guai a chi si azzarda a dire sillaba. Non siamo agli anni di piombo, Cicchitto. Siamo caso mai sempre alla P2. Siamo davanti a un disegno chiarissimo. Titolava ieri Libero: la Procura di Palermo non s'arrende. Ecco il punto: barattare il duomo in faccia con il colpo di spugna. Un folle lo ha ferito, emergenza nazionale, si azzerino i processi. C'entra? Non c'entra. Ai processi si va, si dibatte. In Parlamento si va, ci si sottopone al voto. Anche in piazza si va. A criticare, a far comizi. Nel caso dei comizi, possibilmente, con un buon servizio d'ordine. Di questo, in un paese normale, si parlerebbe oggi. Di come garantire la sicurezza e la civiltà nel confronto, non di come eliminarlo."

Concita De Gregorio, L'Unità.

15 dicembre 2009

Come si autodistrugge un regime.

Questa riflessione proviene dai trascorsi di questi 2 anni e dall'immaginario italiano (oltre che dall'esperienza di spettatore-cittadino) degli ultimi 5-6 anni. Intendiamo innanzitutto come "regime" un generico termine riferito ad uno status etico di una nazione, che sia democratica o autoritaria (così regime può essere una democrazia parlamentare, una dittatura popolare, una monarchia, ecc). Mi sono interrogato a lungo su quali siano i "termini in gioco" per la vita, la durata e la salute di un regime. Ho concluso (senza alcuno studio di scienze politiche) la riflessione con delle valutazioni simili ad alcune teorie economiche basilari applicate all'etica.
Ci sono quindi a mio parere molti elementi in gioco in uno Stato che fanno la differenza. Ma identificando la vita di un regime come un "ciclo di vita", potremmo disegnarlo un pò come una parabola. Essendo su un foglio, solo ed esclusivamente in due dimensioni, dobbiamo quindi astrarre da questi elementi solo gli essenziali. Ne ho individuati 3, che sono i fondamentali elementi in gioco in qualsiasi regime: Il comando, il ricevente e il messaggio. Semplificando queste nozioni molto generali li potremmo chiamare Il capo-maggioranza, il cittadino-suddito e la comunicazione-propaganda.

Il "Capo" può essere un dittatore in una dittatura, un re in una monarchia, un governo in una democrazia, che sia parlamentare o autoritaria. L'equilibrio (che rappresenta il grado di inclinazione della nostra parabola) lo si trova nella coerenza tra la politica del capo (e la sua vera identità), la comunicazione di tale politica e il gradimento del popolo. Se questo equilibrio rimane nel tempo, una parabola molto piatta assicurerà uno status quò condiviso per molto tempo. Ma è pur sempre una parabola, e la fase discendente è inevitabile. La politica è fatta di compromessi e di propaganda (identificando nel nostro sistema propaganda come il gap comunicativo tra identità della politica e messaggio perpetrato ai cittadini, quindi incoerente con l'identità tenuta nascosta dal soggetto capo). Nel tempo è inevitabile come la propaganda sia inizialmente utilizzata come collante laddove la politica non funziona, fino a raggiungere il punto critico di stallo, nel momento che i cittadini riconoscono la falsità e faziosità dell'informazione (e quindi l'incoerenza del terzo fattore sopra citato). Così il popolo comincia a lamentarsi, a sgombrare la mente da pregiudizi politici di sorta e a volere più trasparenza e uguaglianza. Qui stà la scelta ultima del "regime": i tre fattori non vanno più d'accordo. O cambia il capo, o cambia il messaggio, o cambia il popolo. Il popolo non può cambiare se non nel lungo periodo (e a questo può pensare e ha pensato la televisione in questi 15 anni, ad esempio) ma solo fino ad un certo limite. Gli altri due fattori, una volta capita l'incoerenza di fondo del sistema, devono cambiare assieme.

Ora, l'occidente è diventato democratico perchè ha riconosciuto la capacità di fondo delle democrazie di cambiare i fattori "capo e messaggio" quando lo si ritiene necessario per assicurare una parabola più lunga possibile del proprio regime. In alcuni stati (pensiamo alla storia novecentesca) invece si è forzata la mano per cambiare nel tempo il fattore popolo tramite (principalmente ma non solo) il controllo di mezzi d'informazione (ricordate la radio di regime mussoliniana). Chi ha scelto la prima via ha allungato il ciclo di vita dello status quò, chi ha scelto la seconda lo ha irrimediabilmente accorciato. In alcuni casi è riuscito a renderlo non troppo corto con un abile gioco di trasformismo e ricatto, ma la strada è comunque segnata.

La parabola dunque si innalza e arriva il punto di stallo. I cittadini protestano e il potere, comunque costituito (dittatura, democrazia, monarchia, ecc) deve trovare una soluzione NON censoria, ma dedita all'ascolto e al compromesso (attenzione: compromesso vero, non di facciata tramite la stessa comunicazione che il popolo ha già identificato come non credibile). Se ciò non succede, è la discesa. Se le piazze democratiche (numerose, indifferentemente dalla maggioranza o minoranza politica costituita) vengono lasciate "sole" la caduta comincia, ed è tanto più repentina quanto più grave è il disagio. Da questo momento, sparare urbi et orbi propaganda è un rimedio parziale e sconsiderato, poichè più violenta e irrimediabile sarà la caduta. Se i cittadini vengono lasciati soli nei loro problemi, complice "magari" una congiuntura economica sfavorevole, o un conflitto vicino, non importa che l'elemento "messaggio" sia rassicurante o venga propinato come vero l'incredibile consenso al re/capo/governo; bisogna capire prima che se la discesa è iniziata, diventa tutto transitorio. Non mettere una pezza, non cambiare orizzonti significa attirare sfogo NON democratico (nelle democrazie) e direttamente violento laddove di regime autoritario tratta. Tanto lunghi gli anni di Mussolini come tanto veloci gli attimi dei trambusti e delle violenze che portarono alla sua scomparsa. Se davvero il sistema di uno Stato ripudia guerra e violenza, non il popolo bensì le istituzioni stesse e in particolare l'elemento "capo" sono responsabili dell'ordine e del dialogo. Il disagio non è mai figlio di un capriccio. I giusti messaggi istituzionali, quelli veri, quelli sani, possono portare ad una distenzione. La propaganda acuirà solo la curva della parabola.


Ora, è compito del lettore adeguare questo modello alla situazione di qualsiasi governo/stato e naturalmente anche all'Italia del 2009, in un momento che francamente al di là delle opinioni intimorisce tutte le persone democratiche e intelligenti. Se posso dirla tutta, in un momento di tensione si stà pensando a censurare internet e a indicare il nemico come responsabile della violenza. Fermare la spirale, e che chi di dovere pensi ad appiattire la parabola, accettando una volta per tutte di trovarsi ormai in fase discendente, in aumento di velocità. Il consenso popolare e la stabilità di un Paese non sono poi così rigidamente associati, soprattutto quando la propaganda, come già detto, non è per definizione coerente con l'identità del capo. Mussolini Deve insegnarci qualcosa, fatto salvo che è salito democraticamente, e quasi fino all'ultimo democraticamente amministrato con il consenso (o il silenzio-assenzo) del popolo. E forse in lui c'era più coerenza tra messaggi e azioni. Ma le conseguenze le sappiamo. Senza fare ulteriori paragoni che certo non si possono fare nel 2009, il sistema sopra esaminato, seppur pienamente opinabile, per chi lo condivide rimane lo stesso. Si parla di fermare la spirale. Bene, ma dopo rinnoviamo democraticamente e civilmente la parabola, restituendo coerenza al sistema capo-cittadino-messaggio.

Se (ad esempio, e premesso che il sottoscritto non odia nessuno) una parte accetta di dialogare e il capo continua senza compromessi a fare ciò che ha creato il disagio (ricorderete l'inizio dell'ultima legislatura), non è nei "nemici" che troverà la risposta alla domanda "ma perchè c'è gente che mi odia".

Andrea Tuscano

14 dicembre 2009

Passaparola: Il più amato dagli italiani.

Dopo tutte le sconcerie raccontate fin da stamattina sui mandanti "morali" dell'attentato di ieri, sono veramente frastornato. Mi chiedo come si faccia a sparare così tante menzogne accusando a destra e a manca politici giornalisti e oppositori su un fatto come questo, nonostante tutti abbiano sottolineato come la violenza è negativa e da condannare (si, anche Di Pietro, che però non solo lo ha sottolineato molto meno, ma la tv ha poi pensato bene di astrarre dal suo discorso solo la parte secondaria e più impropria in un momento come questo.). Oggi "Il giornale" ha dato la colpa a tutti: Casini, Di Pietro, Bindi, Persino Fini. Ridiamo un pò di verità a queste ore che sfiorano l'indecenza.


13 dicembre 2009

Aggressione a Berlusconi..E se dicessi che me lo aspettavo?




Sangue sul volto di Berlusconi. Mentre stava salutando, dopo la manifestazione milanese di oggi, alcuni suoi sostenitori, un uomo gli avrebbe sferrato un pugno armato di un oggetto contundente. Su due cose siamo d'accordo. Che la violenza non serve a risolvere niente e che il clima Italiano di questi tempi era sicuramente favorevole ad un avvenimento come questo. Già ho fatto un giro per giornali online e per le dichiarazioni dei twitters, impegnati da quasi un ora a confrontarsi. Ne escono fuori già delle cose vergognose. Chi grida al terrorismo islamico, chi chiede al premier di "affossare l'Italia" per vendetta, chi dà la colpa a Di Pietro. Ma c'è anche chi esulta e gioisce, e ci sono quelli che, pur fortemente critici verso di lui, il suo operato, la sua morale e il suo governo, tirano le mani indietro dalla violenza, solidarizzando. Io vorrei che il premier leggesse quella roba e capisse la differenza tra chi Vive di vere estremizzazioni, fomentate dalla tv, e chi non solo non si fà prendere in giro, ma non si diverte di fronte a ciò che è successo oggi. In quest'ultimo gruppo si evince il fallimento della propaganda mediatica che schiera di nuovo comunisti contro berlusconiani. Per quanto riguarda tutti gli altri, purtroppo, La propaganda vince. E l'aggressore ha fatto un regalo di Natale a Berlusconi, che avrà tutte le possibilità per distinguersi da chi è violento, strumentalizzando l'accaduto per indicare i suoi "nemici" come responsabili, se non artefici. Naturalmente le dichiarazioni saranno sempre le stesse "il risultato di un clima d'odio fomentato da repubblica, i comunisti e Di Pietro". Il problema è che se il popolo esulta dà man forte a queste solite teorie senza alcun fondamento logico. La cosa più sbagliata da fare e trasformare un cattivo capo politico in un martire, senza possibilità ulteriore di giudizio pratico, veritiero e critico sul suo operato. Ma c'è chi non lo capisce purtroppo.

Premier aggredito - Corriere della sera.

7 dicembre 2009

Uno splendido, fresco profumo di libertà.






È il primo passo, speriamo non sia tardi - Massimo Fini
Parlavo qualche tempo fa con una ragazza brasiliana che vive qui, la quale si diceva stupita dell’indifferenza, dell’inerzia, della rassegnazione con cui i giovani italiani accettavano le ripetute e sempre più gravi violenze e prepotenze del presidente del Consiglio. E mi raccontava che nel dicembre del 1992 il presidente del Brasile Collor de Mello, eletto a gran maggioranza con suffragio diretto (e quindi con una legittimazione popolare superiore a quella di Berlusconi), accusato (semplicemente accusato) di corruzione e di evasione fiscale era stato sottoposto dalle Camere a un procedimento di impeachment e deposto. Ma a spingere le Camere a intervenire erano state manifestazioni popolari di milioni di persone, soprattutto giovani, molte delle quali avevano votato De Mello ma non tolleravano di avere un presidente delinquente. Il NoB.Day, con cui i giovani di Internet si sono decisi a scendere dal mondo virtuale per planare su quello reale, è una risposta all’interrogativo di quella ragazza brasiliana. Speriamo che sia un primo passo. E che non sia troppo tardi.

La Costituzione: anche il "Re" deve obbedirle - Bruno Tinti
Vi ricordate di Geordie? De André cantava: lo impiccheranno con una corda d’oro, rubò sei cervi nel parco del re. Era la legge. Non era giusta, anzi era odiosa e crudele. Ma il re aveva il potere di farla, quale che fosse, perché era il re, per diritto divino. Poi è arrivata la Costituzione, una legge nuova fatta proprio per il re: non importa che tu sia il re, non importa che il tuo potere sia legittimo; deve essere esercitato in maniera giusta. Anche il re, diceva la Costituzione, deve obbedire alla legge.
I modi di attribuzione del potere oggi sono cambiati: il popolo sceglie chi deve governare. Ma che all’origine del potere vi sia il diritto divino o il consenso popolare, la legge suprema dello Stato resta a segnare il limite oltre il quale perfino la democrazia diventa tirannide. È per questo che il principio fondamentale di ogni Costituzione è l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Ed è per questo che oggi siamo qui: per ricordarlo a chi non ha capito che i privilegi del potere non hanno posto in una democrazia costituzionale.

Questo spazio vuol dire democrazia - Luca Telese
A pensarci bene, “Piazza” è la più importante delle parole sequestrate dall’egemonia culturale del centrodestra in questi anni. Piazza è cittadinanza, l’agorà ateniese. È la cellula dove nascono i comuni prima e il Rinascimento poi; piazza è la Bastiglia che infilò nel cuore del Settecento i valori della borghesia, piazza è l’Unità d’Italia, le insurrezioni di popolo contro i nazisti. Una piazza silenziosa e composta a Milano, nel 1969, disinnescò i timer e le velleità golpiste di piazza Fontana. Piazza San Giovanni è il milione di persone che salutò Enrico Berlinguer nel 1984. Ma piazza è anche il contrario della solitudine catodica in cui Berlusconi domina da 15 anni. Per questo il centrodestra tiene questa parola in ostaggio: piazza è diventata “il ricatto della piazza”, “la violenza della piazza”, “l’indebita pressione della piazza”. Ecco perché oggi sarebbe bello spiegarlo a tutti: democrazia è il contrario di agorafobìa.


Basta una foto, un video da conservare agli annali, e le migliori dichiarazioni che ho trovato sul web, per esprimermi e poi dire: Nothing left to say .

Andrea Tuscano

21 novembre 2009

Mafia SPA: Rapporti diretti con Mr.B


Ed ecco spuntare il verbale Spatuzza riferito all'interrogatorio del 18 giugno. Avendo letto un articolo molto ben fatto su repubblica questa volta mi esimerò da personalismi da blogger e vi riporto direttamente la fonte Ogni tanto ci vuole un pò di professionalità :)




"Ho un patto con Berlusconi
Questo mi rivelò il boss"


PALERMO - I boss di Cosa Nostra avrebbero avuto un rapporto "diretto" con Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri. Non ci sarebbero stati "mediatori" nel patto che sarebbe stato stretto tra la mafia ed i leader del nascente partito di Forza Italia per fare cessare le stragi iniziate nel '92 e continuate nel '93 con gli attentati di Firenze, Roma e Milano.

Ad affermarlo è l'ultimo pentito di mafia, Gaspare Spatuzza, i cui verbali con le dichiarazioni rese nell'estate scorsa ai magistrati di Firenze sono stati depositati ieri nel processo d'appello a carico del senatore Marcello Dell'Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa.

L'interrogatorio è del 18 giugno. È lì che Spatuzza racconta ai magistrati fiorentini di avere appreso direttamente dal boss Giuseppe Graviano, nel gennaio del '94 al bar Doney di via Veneto a Roma, che si erano messi "il paese nelle mani" perché - secondo quanto si legge nei verbali - avevano raggiunto un accordo con Dell'Utri e Berlusconi.

Spatuzza dice ai pm Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi della Dda di Firenze: "Ritengo di poter escludere categoricamente, conoscendoli assai bene (i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano ndr) che i Graviano si siano mossi nei confronti di Berlusconi e Dell'Utri attraverso altre persone. Non prendo in considerazione la possibilità che Graviano abbia stretto un patto politico con costoro senza averci parlato personalmente".

Continua su Repubblica.it

20 novembre 2009

Cloud Computing. Perplessità in evoluzione



"Era il calcolatore, e il calcolatore si fece piccolo, economico e diffuso, e venne ad abitare in mezzo a noi. Ma noi lo scacciammo, sfruttandolo da lontano..."

Per chi sà cosa è il "Cloud Computing" non sarà difficile capire questa frasetta, ironicamente ripresa dalla Genesi". CC, Cloud Computing, una "nuvola" comune di informazione e calcolo. Essa è (per completezza di chi non ha idea) un nuovo modo di pensare tutta l'architettura di rete e di lavoro, in cui proprio la rete (e la connessione ad internet) vengono messi al primo posto. Praticamente un'architettura "cloud" prevede tanti terminali (i vostri pc) "stupidi" nel senso di "non necessariamente dotati di programmi installati" che gestiscono dati in rete usando programmi preinstallati in server a cui si allacciano tramite una connessione internet e interfacce web 2.0. Ok forse potevo essere più chiaro. Avete presente i programmi google-docs? Sono gli equivalenti del vostro office di windows, solo che sono in rete. Ci potete fare tutto e scaricarvi poi i documenti, ma il programma non è propriamente nelle vostre mani. La raccolta album di Facebook? piazzate le vostre foto e un programmino ve le fa vedere e minimamente modificare; certo che avrete un account facebook (forse) ma non "possedete" il programma di facebook per le foto. Nè siete obbligati a possedere le relative capacità di elaborazione sui vostri pc.

Questo sistema di distacco tra possesso di software (e pc con capacità di calcolo adeguato) e possibilità di uso di alcuni strumenti in rete si fà sempre più netto con l'introduzione di Chrome OS, di google. Praticamente ora non solo potremo avere a che fare con un paio di applicativi online da gestire, ma è come se tutto il sistema operativo sia totalmente interfacciato in rete, totalmente "cloud". Infatti dalle recensioni apparse e dalle testimonianze di chi l'ha provato, sembra tutto un browser più che un sistema operativo. Ora.. dove stanno le perplessità?
E' un pò la differenza tra avere una casa di proprietà e poterne abitare una a proprio piacimento, ma di proprietà di un altro, o di proprietà comune. Sai che puoi far in teoria ciò che vuoi finchè qualcun altro non si stufa. Inoltre chi gestisce la proprietà non tua potrà anche invadere la tua privacy per assicurarsi che sia tutto "a posto". Sceglierà lui i colori delle pareti se quelli che avete scelto voi non vi piacciono, e pagherà lui le bollette, nel senso che se sbaglia voi rimanete al buio e senza riscaldamento.
In parole povere con il cloud computing - che rappresenta sempre la nuova frontiera e un concetto che se bene applicato integra benissimo rete e contenuti - si rischia di non avere più controllo sui propri mezzi, e di doversi sempre rendere dipendenti dalla "nuvola", se c'è e se funziona. non si sà bene chi abbia accesso ai propri documenti "ai piani alti", come essi siano usati (venduti, sfruttati per pubblicità, ricerche ecc). Insomma, c'è anche chi con il proprio pc vuole autonomia creativa e un certo livello di segretezza (pensiamo agli industriali, ai team di ricerca). Per ora il rischio non esiste proprio perchè il cloud c. rappresenta una realtà non evoluta, ma il focalizzare tutta l'attenzione a questo fenomeno come se in futuro non ci possa essere altro che "software in rete" beh, se non altro è un panorama pericoloso.
Ultimamente anche Microsoft si è lanciata nei progetti cloud in grande stile, annunciando una versione in rete di office 2010 (mentre già sulla piattaforma live sono disponibili alcune chicche di poco conto tipo calendario gestore foto ecc). Comunque sia, senza montare troppi spaventapasseri, un proficuo rapporto tra software cloud e software proprietario degli utenti non può che rappresentare una buona cosa per tutti.

Andrea Tuscano

17 novembre 2009

"Giustizia a Orologeria" per tutti. Quando scatta.. tutti a casa.

Ritengo opportuno riportare questo intervento, come da molto tempo ormai non faccio in effetti, della serie settimanale di passaparola. Questo perchè credo sia ininfluente una ulteriore considerazione aggiuntiva dopo la visione, e, in definitiva, segnare un record di dismisura della stupidità politica alla quale siamo arrivati (stupidità in senso lato, come stato desolato di incomprensione di tutto ciò che qualcuno ci stà causando, o nella migliore delle ipotesi, un senso acritico di omertà e indifferenza che poco ha in effetti di intelligente).

Se passa questa legge (non credo...) non ci sarà più limite. Non ci sarà più un senso della misura, ne un senso di onestà come Stato. Lo sfracello dell'Etica. Bene o male sia, purchè impunito. Perchè dietro la facciata cesseremo di avere una giustizia. Inzia così, e poi ci ritroviamo per forza a farci giustizia da soli, rimpiangendo il giorno in cui abbiamo regalato il nostro quieto vivere a gente disonesta, che ha reso un intero Stato disonesto senza che se ne accorgesse, o almeno parzialmente. Vergogna.

Andrea Tuscano

19 ottobre 2009

Un'ora al giorno di Corano a scuola

Molti di noi sanno, grazie alle televisioni e ai giornali, dei fatti accaduti qualche giorno fa, esattamente il 12 Ottobre.
Un fondamentalista islamico libico, Mohammed Game, ha tentato di farsi esplodere come un kamikaze di fronte alla caserma di Santa Barbaraa Milano. L'uomo in questione, dopo aver urlato "Via dall' Afghanistan", ha fatto esplodere un ordigno di fabbricazione artigianale all'ingresso ed è caduto in coma, perdendo un braccio e l'occhio destro. Nell'esplosione nessun morto o ferito grave, solo il caporale Guido La Veneziana ha riportato lievi ferite; il tutto è successo prima delle 8 del mattino.
E' passata una settimana da quel giorno e il libico attentatore si è svegliato dal coma. Gli inquirenti si sono recati in ospedale subito dopo il suo risveglio e hanno assistito alla sua confessione. Le indagini in corso hanno svelato una presunta esistenza di una cellula terroristica in Italia, avendo come membro anche Mohammed Game. Tra pochi giorni forse si riuscirà a capire come e perchè il presunto attentatore sia riuscito a costruire in casa un ordigno esplosivo ed abbia avuto la fortuna, o il modo, di recarsi quasi fino all'ingresso della caserma.
Una notizia del genere può portare,se non già esistente, una paura-odio nei confronti di islamici o mulsumani presenti nel nostro Paese, portando malgrado una sensazione di xenofobia di massa, non solo nei confronti di gente adulta, ma sopratutto tra bambini e bambine nelle scuole, quest'ultime sono già nel mirino per il velo che devono indossare in pubblico.
Ora la domanda nasce spontanea: " Che si deve fare per risolvere questo problema sociale"?



Ovviamente la cosa più brutta e sbagliata da fare sia "ghettizzare" questa popolazione che, seppur in minoranza, hanno una regolare cittadinanza italiana.
Ma c'è chi non la pensa così, e sono sopratutto 2 persone in questione che hanno dichiarato una proposta di legge che riguarda la scuola. Ad Asolo c'è stato un confronto tra il presidente della camera Ginfranco Fini e l'esponte del Partito Democratico Massimo D'Alema per lanciare l'idea di un'ora di religione islamica nelle scuole italiane, un modo che, secondo entrambi, rafforzerebbe l'integrazione tra le diverse culture religiose, in questo caso tra la rligione cristiana e quella mussulmana. Secondo Gianfranco Fini questa proposta apre una serie di opportunità agli studenti islamici di conoscere e confrontarsi con 2 diverse culture che hanno una solida base in comune, Mentre D'alema afferma che il procedimento potrebbe essere fattibile solo se chi è di competenza sia un uomo colto di pace e non un imam estremista.

Anche se la proposta parte da buone intenzione, e tanto di cappello tra la congruenza di opinioni tra D'Alema e Fini, purtroppo darebbe inizio ad una probabile reazione negativa sia da parte della popolazione di fede cristiana che rende possibile una ghettizzazione religiosa all'interno delle scuole, e non solo; sia anche da parte di quella popolazione,seppure in minoranza, di credo islamico che potrebbe farsi influenzare troppo da alcune idee troppo estremiste da parte di un "finto" portatore di pace; pensiero troppo surreale, ma chi ci dice che si può stare tranquilli? Se venisse attuata questa proposta, chi ci dice che nessuno, con cattive intenzioni, metterebbe a rischio la sicurezza di gente civile e innocente, e mi riferisco a tutti gli schieramenti religiosi. Si sta creando illusoriamente una realtà distorta, e i bambini ne sono gli srumenti e, se dovesse succedere qualcosa, le vittime.


Ernesto Muscianisi

18 ottobre 2009

I calzini di Paolo Borsellino.


..sottotitolo: Uomo dal cuore turchese.
Volevo pubblicare questo video proprio nel momento nel quale si fà di nuovo viva la nostra storia degli anni novanta, epoca buia per lo Stato, la cui giustizia e trainata da uomini come Borsellino e Falcone. E' finalmente uscito il maledetto papello, che dimostrerebbe la sussistenza di tutta la letteratura circa la trattativa tra Stato e Mafia, trattativa che sarebbe servita per evitare altre stragi e, secondo alcuni, avrebbe "consegnato" i corpi dei due famosi magistrati direttamente nelle mani di cosa nostra. Solo Dicerie? Non si sà ancora (sempre per essere buonisti...), le indagini sono state molte e hanno portato a poco (sempre per essere buonisti un'altra volta). Si parla di collusioni dei servizi segreti; è di Agosto di quest'anno la notizia che Agnese Borsellino avrebbe depositato una testimonianza nella quale emergerebbe che Paolo sapeva di immissioni dirette di cosa nostra tramite alte cariche dei ros.

Paolo Borsellino sapeva altro. Sapeva di qualcosa che oggi si vorrebbe dimenticare. Innanzitutto sapeva che Mangano non era un eroe, come lo definì invece Silvio Berlusconi. E sapeva che Mangano era affiliato della mafia e amico di Dell'Utri. Il collegamento con l'attuale primo ministro è oscuro ancora oggi, ma sappiamo tre cose: Mangano era lo stalliere di Berlusconi; dell'Utri, amico di Berlusconi, era in affari con Mangano ed è stato condannato per Concorso esterno in associazione mafiosa (lasciando stare le altre condanne..). Dell'Utri è in senato e Berlusconi l'ha difeso più volte dalle accuse dei "magistrati rossi" (certo, l'uno è un benefattore e l'altro è un eroe).

Ora, menomale che oggi ci sono più fonti informative dove poter prendere tutte le testimonianze di Ciancimino e farsi un'idea dei rapporti tra mafia e stato, per cui il mio approccio è un altro: far parlare i veri eroi. Così ottengo due cose: Le persone non possono querelare Paolo Borsellino (e non lo possono nemmeno far fuori di nuovo), e poi posso di nuovo far vedere la differenza delle cose a chi oggi sostiene la correttezza di determinate persone ma anche di altre. La domanda che mi prende è una sola, e la rivolgerei alla redazione di Mattino5: di che colore aveva i calzini Paolo Borsellino, visto che già sappiamo che fumava?

Andrea Tuscano

17 ottobre 2009

Berlusconi in Sicilia. Il "presunto" silenzio del Sud


Sono passate tre settimane dalla catostrofe avvenuta il 1' Ottobre a Messina. Il risultato finale di questa tragedia è di 30 morti e 95 feriti. Le cittadine colpite dal tempo nefasto sono Giampilieri, Atolia, Molino, Briga e Pezzolo, tutte della provincia di Messina.
Queste infomazioni sono già state annunciate in tutte le reti nazionali del Paese e ancora oggi possiamo almeno sentire un accenno di novità riguardo al fatto. Quello che pochi sanno, sono i fatti accaduti prima e dopo il 10 Ottobre 2009, giornata di Lutto Nazionale in occasione dei funerali delle vittime. Tra i morti con orgoglio ricordiamo il sottocapo della marina Simone Neri, che sacrificò la sua vita per salvare invece quella di 8 persone.
I giornali e le tv hanno raccontanto nei giorni scorsi di come il nostro Presidente del Consiglio, Il governatore della Sicilia, e vari membri del parlamento si sono prodigati per risolvere la situazione disatrosa. Purtroppo i notiziari hanno celato le varie contestazioni avvenute fuori dalla prefettura di Messina. Cittadini del capoluogo provinciale e dei dintorni sono andati di fronte all'ingresso del palazzo del governo e hanno cominciato ad inveire ogni volta che arrivava un'autorità, a cominciare da Lombardo, governatore della Sicilia, il quale ha ricevuto un "Vergogna, devono morire le persone per farci senitire?", e così via anche dopo l'arrivo del Ministro Mattioli; alcuni dei manifestanti hanno portato bandiere e striscioni di slogan contro il ponte, (visto e considerato che proprio mentre si discuteva sugli incidenti, sempre in Prefettura, veniva approvata la realizzazione del primo cantiere che avverrà a Gennaio 2010); ma lo scandalo vero è che proprio fuori dalla Prefettura, un giornalista del Tg2, che doveva fare una diretta televisiva, interrompe le riprese per non mostrare la contestazione legittima dei cittadini; nessuna rete nazionale ha raccontato i fatti accaduti di fronte al palazzo di Giustizia (tranne brevi accenni generici e parziali).

Ma in tutto questo, Berlusconi dov'era?
Il nostro Presidente ha evitato di incontrare la folla entrando dall'ingresso secondario, mentre tutte le autorità hanno attraversato quello principale.
Su internet sta circolando un video che mostra i fatti raccontanti adesso, girato da un video amatore che si trovava lì in mezzo alla folla, formata da gente comune, genitori, precari, disoccupati e addirittura da gente proveniente dalle zone colpite. Insomma, i classici comunisti che sputtanano il paese, come direbbe il nostro Presidente del Consiglio.

Altri fatti accaduti e non narrati del tutto, sono state le altre contestazioni avvenute dopo i funerali di Stato, quando il Presidente Silvio Berlusconi si dirigeva verso l'auto blindata qualche minuto prima della fine della cerimonia. La gente del posto, arrabbiata, iniziava a contestarlo con una serie di slogan, dandogli anche dell' assassino e del farabutto. Questo mentre si dirigeva verso l'auto e salutava la folla i quali, secondo i giornalisti, lo applaudivano.
Un altro video mostra i fatti in Piazza Duomo a Messina, non amatoriale questa volta ma un frammento di un servizio di Skytg. La gente Urla e si sfoga, e batte le mani in segno di protesta, non di gioia, le immagini sono chiare.
Quì non di tratta di una semplice manifestazione anti-berlusconiana, ma di sfoghi di rabbia da parte di cittadini abbandonati a loro stessi, nei confronti di coloro che mettono da parte il loro senso del dovere per promulgare un'opera di facciata, escludendo ogni possibile risalita all'interno di una terra dimenticata da tutti. Inutile mostrare altra prova di rabbia e sofferenza da parte dei cittadini messinesi, il cosidetto sud non è Zitto e muto come sembra.

Ernesto Muscianisi

16 ottobre 2009

Roma, l'omofobia e lo Stato di "diritto".

Mi piace, invece di sproloquiare in pensieri e riflessioni, portare una serie di fatti come fosse un libro o un film. Un repertorio mentale di immagini. Allora immaginate Roma. Bella città vero? La nostra capitale, il simbolo della nostra italianità (alla faccia degli "Anti"). Bene, immaginate ora Roma assolata. E' mezzogiorno, e arriva l'ora di punta. L'Italia che lavora. L'Italia che vive. L'Italia che spera. Sotto la luce del sole c'è una macchina che accosta. Poco più lontano un Immigrato - poi riconosciuto come Egiziano - che cammina. Non sta rubando, non stà stuprando, è solo Egiziano. Dalla macchina escono quattro Italiani. Afferrano il signore, lo calpestano, lo picchiano, e gridano. Gridano all'Italianità? Dipende cosa oggi significhi Italianità per certa gente. Sicuramente non generalizzo, parlo di "certa" non "tutta". Gridano a qualcosa di Italiano, comunque. Qualcosa che è successo e che gli Italiani hanno permesso che accadesse. Gridano "Duce! Duce!". Il duce, un Italiano eletto dal popolo. (Alla faccia degli "Anti", e due).
La scena non dura troppo. Il tempo di elargire un pò di sangue sulla strada, di inneggiare ancora un pò ad un passato che non c'è più (non c'è più?) e poi la fuga. E' mezzogiorno, dalle cronache sembra che nessuno sia accorso a difendere l'immigrato. Forse non c'era nessuno ma non interessa.

L'uomo viene poi soccorso e portato in ospedale. Partono le indagini, li prenderanno questi testimoni di Italianità e integrazione? Non si sà. Ma il bello viene ora. L'egiziano ha il setto nasale rotto. Immaginate ora due strade, mettete in sottofondo una bella canzone e godetevi il film. In una di queste strade ancora gli Italiani scorrazzano con l'auto, inneggiando al fascismo e magari facendosi i complimenti a vicenda. Liberi e contenti. Leggittimati da una tv che racconta solo quanto cattivi siano gli extracomunitari, che picchiano, stuprano e rompono i setti nasali degli Italiani. Nell'altra strada C'è un uomo, sanguinante con - probabilmente - fasciature e medicazioni, che sale su un'altra auto. E' quella della polizia. Lo porta in questura. Già, perchè nel momento del bisogno si è rivolto allo Stato, ma lo Stato deve accertarsi che Lui sia.. regolare. Non aveva i documenti con sè.

Immaginatevi una scena ulteriore, questa volta fantasiosa. La macchina dei teppisti del Duce che incontra quella della polizia dell'immigrato. Secondo voi, quanto si potrebbero sentire fieri, quei teppisti, di aver servito lo Stato per ripulire l'Italica Roma dagli "Anti"? Di aver fatto quasi un favore alle forze dell'ordine?

Ok, film finito. Purtroppo tranne l'ultima scena è tutto vero. Raccontato in maniera provocatoria, per farvi capire che basta niente, per invertire i ruoli. Per creare mostri e leggittimarli (anche senza volerlo). Mostri figli di un vecchio trucco per conquistare potere. Si inizia creando un problema, o confezionandone uno ad hoc per poi sbatterlo in testa ai cittadini. Ogni giorno, ogni ora, facendo quasi dimenticare a loro che ce ne sono tanti, più importanti, o forse meno, ma presenti. Poi gli stessi che montano il problema, propongono la soluzione. Forte, impulsiva, tenace. Al punto che produce quei mostri. Quei mostri che si innamorano delle soluzioni forti e impulsive, fino a deviarle in comportamenti violenti, ma tuttavia istituzionalizzati nelle loro teste. Basta seguire l'esempio e fare anche di più. Per lo Stato e per gli Italiani. Questo gira nelle menti dei mostri. Odio, ribrezzo, alimentato dalla tv. Certamente il Governo non vuole ciò (voglio essere buonista ed escludere qualche leghista), ma non pensa che la smania di potere, e i trucchetti per ottenerlo, hanno questi profondi effetti collaterali. Perchè uomini con strane idee ci sono sempre, ma per tirare fuori in massa queste idee basta mandare i messaggi sbagliati.

L'ennesimo messaggio sbagliato lo conoscete. Qualche giorno fà si è deciso che una legge che avrebbe istituzionalizzato aggravanti per odio omofobico, non va bene. Gli uomini del "Duce! Duce!" stanno esultando, e magari domani potrebbe andarci di mezzo un Rumeno, o un Albanese, o un Terrone, o, visto che siamo in tema, un omosessuale, o un Ebreo. Ah, già, di quegli Anti-Italiani ci siamo occupati a suo tempo.

Scusate la provocazione, credo che gli intelligenti abbiano capito.

Andrea Tuscano

15 ottobre 2009

La vera Opposizione.


"Chi governa non pensi a se stesso; Cittadinanza a 11 anni per chi nasce in Italia; Abbassare il tempo di permanenza per la cittadinanza degli Extracomunitari a 5 anni; Della pillola abortiva se ne occupino gli esperti e non il parlamento; Si rispettino le istituzioni e l'indipendenza della magistratura, no ai PM sotto il controllo dell'esecutivo."

La lista potrebbe continuare. No, non è Di Pietro, e non è neanche Qualche piddino. A mandare sempre più spesso questi messaggi (ritenuti falsamente e strumentalmente "di sinistra") è Gianfranco Fini. E c'è veramente da stupirsi, guardando i video dove ad uno dei tanti raduni del PD, l'ex di AN viene applaudito dal pubblico e dai leader, rimanendo quasi scioccato lui stesso. Cambio di rotta? Si, certamente. Cambio di idee? Si, almeno per quanto riguarda la vecchia tradizione molto vicina al Fascismo (lui stesso in una intervista disse di aver cambiato pensiero; ricordo ancora le parole da capogiro, che fecero rimanere attoniti i microfoni; il senso non letterale era: "ma con tutto quello che sto facendo e dicendo, compreso il mio ingresso nel pdl, non credete che per gioco forza abbia cambiato idea su alcune tematiche estremiste?".

Già, ce ne siamo accorti, anche considerando che l'intervista è stata rilasciata ben prima di queste ultime mosse e prese di distanza da Berlusconi in primis e, secondariamente, da parte del pdl, ormai in preda ad un servilismo che non accetta diversità di opinione da quella del grande (piccolo) capo. Ma Fini non è solo. Molti oramai a destra (e soprattutto tra i finiani) sono stufi di 2 cose: il senso dello Stato che si stà assolutizzando ad un sultano, facendo perdere di mira gli equilibri del potere essenziali per governare nel 2010 (attenzione, non che in sè la cosa sia un male estremo per quelli di AN, solo che il sultano in questione fa di tutto per rovinarsi la reputazione credendo di poter salvare, insieme alla fedina penale, la faccia, e questo ricadendo su tutto il pdl e la nazione rovina i valori di dignità tipici della destra patriottica); la seconda consiste nel fatto che forse i Finiani si rendono conto che è in questo modo che si danno altre possibilità ad una sinistra inesistente di tornare al potere, in un momento in cui non avrebbero nessuna chance di essere utili, se non quella di allontanare un poco l'immagine dell'Italia da quella di Silvio Berlusconi. Quindi Fini Vuole fare il Deus ex machina, stà costruendo un'opposizione nella maggioranza, in maniera che forse alle prossime elezioni salga l'opposizione, la sua. E' aiutato in questo dalla sua fondazione Fare Futuro, che discute giornalmente di temi importanti e naturalmente appoggia Moralmente (e chissà in quale altro modo, facendo da perno organizzativo ai vecchi di AN) l'ex leader nella sua azione.

In definitiva non saprei dire se è tutta una campagna studiata o quanto di vero ci sia nelle sue parole; certo è che questo nuovo filone di una destra che si modera e tenta di superare l'era schiavista Berlusconiana comincia ad attrarre il mondo vero che stà sotto la politica, quello che dalla politica esige sempre qualcosa, e sta già preparando i rapporti di "simpatia" del futuro: imprenditoria, associazionismo, Finanza.
Ultima riflessione, più che altro una domanda: in questo mondo che si separa dal Berlusconismo, l'elettorato di An, costretto a votare pdl e magari convinto che fosse una gran cosa, si stà accorgendo dei cambiamenti? Perchè sento discorsi in giro per la rete; si parla del macello politico odierno e ci si ostina a difendere contemporaneamente Fini e Berlusconi. Come si fà? Spero che non siano la maggioranza quelli che pensano che un partito sia come una squadra di calcio, da sostenere indipendentemente se alcuni giocatori pretendono di portarsi in campo una mazza da baseball e altri vogliono solo usare i piedi per calciare il pallone. La politica è diversa, i partiti devono essere secondari alle idee. Fini lo sà, i Finiani in tutta Italia non so.

Andrea Tuscano

14 ottobre 2009

Presentazione.

Buonasera a tutti gli utenti del Blog...
Io sono Tinuzzo, amico e collaboratore di Andrea Tuscano e a partire da oggi inizierò il mio percorso all'interno del sito.
Parto da questa piccola parentesi personale per sottolineare l'importanza della mia comparsa non solo come collaboratore, ma sopratutto come portavoce di problemi popolari e sociali, in particolar modo della mia terra natale, La Sicilia.
Molti sanno delle brutte conseguenze avvenute a Giampilieri e nei dintorni, ma pochi sanno che sono solamente un quarto dei paesi a rischio di frana, e nessuno ne parla, nessuno muove un dito, nessuno si preoccupa di una ipotetica catastrofe naturale/artificiale. Quando 2 anni fa cade un pezzo della montagna, sopra la città Ionica, i cittadini chiesero un intervento tempestivo per evitare altre frani. All'epoca sono stati meno di 500'000 € per intervenire, ma di questi soldi solo 35'000 € sono stati spesi per impiantare una semplice rete metallica per sopportare milioni di metri cubi di terra e fango. Che fino hanno fatto i soldi dei contribuenti e dello stato? Sono morte 28 persone e ancora dopo 2 settimane nessuno più ne parla, da lutto nazionale a vicenda locale, per cosa poi? Forse per dar spazio alla realizzazione di un'opera maestosa e faraonica, un ponte sospeso tra la sponda di Scilla e Cariddi, un'opera che accetta perfino il nostro ministro dell'ambiente Stefania Prestigacomo davanti sia alle telecamere di tutte le reti nazionali, sia davanti a tutte quelle persone che in una sola notte hanno perso la propria casa e la propria famiglia...

Purtroppo il singolo non conta, è più importante il gossip politico...

Rendere moderno questo paese è attuabile solo se abbiamo tutte le carte in regola, ma sopratutto quelle giuste, le opere faraoniche di facciata sono un abominio dell'uomo, la prova che i potenti sono i padroni, e tutti quanti il resto della feccia... almeno è così nella mentalità siciliana, in particolare quella del messinese... Lasciamo che tutto venga tolto dalle mani dei potenti. Un esempio eclatante sta accadendo nella mia città, riguardo all'unico cinematografo esistente. Il cinema è rimasto chiuso per tutta l'estate, ma purtroppo la famiglia che lo gestiva ha avuto un lutto familiare e per questo l'apertura prima è stata rimandata, poi rimandata ancora, ed infine sospesa. Ora gira voce, e non è una semplice voce a caso, la quale afferma che al posto della sala, ci sarà un fast food della Mcdonald.
Ricordo quando da piccolo andavo al cinema la domenica, insieme ai miei genitori, a vedere i film della disney, come Aladin, il Re Leone La bella e la bestia e tanti altri. Crescendo imparai ad apprezzare il cinema, fino a farla diventare la mia passione più grande.
Ora scopro che verrà chiuso per dar spazio ad una azienda multinazionale... e mi chiedo se i cittadini abbiano lo stesso dispiacere... ma il menefreghismo attrae tutti...è una brutta malattia...
Vi auguro una buona notte.

Ernesto "Tinuzzo" Muscianisi

Nuova stagione.


Buongiorno lettori, bentornati. Si apre una nuova stagione per NLTS, ci stiamo muovendo per far ripartire la piccola macchina come al solito. Quest'anno in versione più snella, più "twitteriana" (mica troppo) pubblicheremo commenti, piccole news, cronache locali senza tralasciare i grandi temi Italiani.

Perchè parlo al plurale? Per rendere il blog più appetibile, più variegato (e più aggiornato) ho considerato la possibilità di aprire ad alcuni "collaboratori" che si prenderanno cura di questo pezzo di democrazia, certo finchè ci sarà concesso (proposte di censura nella rete, ne parleremo). Il primo collaboratore, mio grande amico, si stà già organizzando. Spero di poterne trovare altri, per ingrandire un pò questa realtà che in meno di 3 anni ha nel suo piccolo collezionato decine di migliaia di visite uniche. Un grande onore per un modesto studente. Continuate a seguirci.

9 luglio 2009

Sporadici aggiornamenti in uno Stato che si sveglia.. forse solo per andare in bagno.

Sono mesi che non scrivo niente, ma devo ammettere che, dato che qualche giornale stà facendo di nuovo un pò del suo lavoro, e dato che ormai molti si stanno accorgendo della pietosa situazione nella quale siamo di nuovo finiti (se mai ci sarà un fondo in Italia da raggiungere avvisatemi che reimposto la mia scala morale), diciamo che una pausa dalla tastiera non mi ha fatto male. E non sto qui a dirvi che riprendo alla grande i miei sproloqui scarsamente letti, voglio solo rassicurarvi che non mi sono dimenticato di questo piccolo spazio dedicato come sempre alle persone vicine a me e a tutti gli altri; ("le persone di buona volontà", per bagnarmi anche io la bocca e le mani delle parole dell'enciclica papale largamente usata dal nostro presidente devo dire in maniera più che degna.. se lo fa lui lo posso fare anche io, ndr.).

Questo articolo lo riporto anche qui, perchè voglio che rimanga nel mio database, oltre che nella mia (e spero nella vostra) testa. E' l'opinione sintetica di un certo uomo che sicuramente conoscerete molto meglio di me, che non sono un gran lettore. Dedicato agli uomini di buona volontà...

IL NEMICO DELLA STAMPA
Di Umberto Eco
(Articolo dell'Espresso, 9 luglio 2009)


"Sarà il pessimismo della tarda età, sarà la lucidità che l'età porta con sé, ma provo una certa esitazione, frammista a scetticismo, a intervenire, su invito della redazione, in difesa della libertà di stampa. Voglio dire: quando qualcuno deve intervenire a difesa della libertà di stampa vuole dire che la società, e con essa gran parte della stampa, è già malata. Nelle democrazie che definiremo 'robuste' non c'è bisogno di difendere la libertà di stampa, perché a nessuno viene in mente di limitarla.

Questa la prima ragione del mio scetticismo, da cui discende un corollario. Il problema italiano non è Silvio Berlusconi. La storia (vorrei dire da Catilina in avanti) è stata ricca di uomini avventurosi, non privi di carisma, con scarso senso dello Stato ma senso altissimo dei propri interessi, che hanno desiderato instaurare un potere personale, scavalcando parlamenti, magistrature e costituzioni, distribuendo favori ai propri cortigiani e (talora) alle proprie cortigiane, identificando il proprio piacere con l'interesse della comunità. È che non sempre questi uomini hanno conquistato il potere a cui aspiravano, perché la società non glielo ha permesso. Quando la società glielo ha permesso, perché prendersela con questi uomini e non con la società che li ha lasciati fare?

Ricorderò sempre una storia che raccontava mia mamma che, ventenne, aveva trovato un bell'impiego come segretaria e dattilografa di un onorevole liberale - e dico liberale. Il giorno dopo la salita di Mussolini al potere quest'uomo aveva detto: "Ma in fondo, con la situazione in cui si trovava l'Italia, forse quest'Uomo troverà il modo di rimettere un po' d'ordine". Ecco, a instaurare il fascismo non è stata l'energia di Mussolini (occasione e pretesto) ma l'indulgenza e la rilassatezza di quell'onorevole liberale (rappresentante esemplare di un Paese in crisi).


E quindi è inutile prendersela con Berlusconi che fa, per così dire, il proprio mestiere. È la maggioranza degli italiani che ha accettato il conflitto di interessi, che accetta le ronde, che accetta il lodo Alfano, e che ora avrebbe accettato abbastanza tranquillamente - se il presidente della Repubblica non avesse alzato un sopracciglio - la mordacchia messa (per ora sperimentalmente) alla stampa. La stessa nazione accetterebbe senza esitazione, e anzi con una certa maliziosa complicità, che Berlusconi andasse a veline, se ora non intervenisse a turbare la pubblica coscienza una cauta censura della Chiesa - che sarà però ben presto superata perché è da quel dì che gli italiani, e i buoni cristiani in genere, vanno a mignotte anche se il parroco dice che non si dovrebbe.

Allora perché dedicare a questi allarmi un numero de 'L'espresso' se sappiamo che esso arriverà a chi di questi rischi della democrazia è già convinto, ma non sarà letto da chi è disposto ad accettarli purché non gli manchi la sua quota di Grande Fratello - e di molte vicende politico-sessuali sa in fondo pochissimo, perché una informazione in gran parte sotto controllo non gliene parla neppure?

Già, perché farlo? Il perché è molto semplice. Nel 1931 il fascismo aveva imposto ai professori universitari, che erano allora 1.200, un giuramento di fedeltà al regime. Solo 12 (1 per cento) rifiutarono e persero il posto. Alcuni dicono 14, ma questo ci conferma quanto il fenomeno sia all'epoca passato inosservato lasciando memorie vaghe. Tanti altri, che poi sarebbero stati personaggi eminenti dell'antifascismo postbellico, consigliati persino da Palmiro Togliatti o da Benedetto Croce, giurarono, per poter continuare a diffondere il loro insegnamento. Forse i 1.188 che sono rimasti avevano ragione loro, per ragioni diverse e tutte onorevoli. Però quei 12 che hanno detto di no hanno salvato l'onore dell'Università e in definitiva l'onore del Paese.

Ecco perché bisogna talora dire di no anche se, pessimisticamente, si sa che non servirà a niente.

Almeno che un giorno si possa dire che lo si è detto."



26 maggio 2009

Minaccia Nucleare, tra "illuminati" e "ordine mondiale".



Si, il titolo meriterebbe pagine e pagine di ragionamento per chi conosce un minimo delle spopolanti teorie complottistiche del nuovo millennio e altrettante spiegazioni a chi non ne ha sentito parlare. Ma senza estremizzare e cominciare a parlare di teorie parzialmente surreali, rimangono poche righe da analizzare e una domanda che da tempo mi sfiora.
Per i poco informati sui 2 termini "illuminati" e "ordine mondiale" faccio un esempio. Immaginatevi un panorama dove la globalizzazione si è espressa nella massima delle forme. Dove le frontiere esistono solo sul vocabolario e tutto il mondo è "uniformato". Immaginate poi che, come in uno Stato ci sono sempre i poteri forti, ci siano pochi poteri forti interconnessi che governano tutto il mondo globale. E che possano decidere, controllando tutte o quasi le sfere della vita odierna (cultura, economia, religione, etica, mercato, risorse) anche gli eventi storici e le loro conseguenze, indipendentemente da valori umani e etici, con lo scopo ultimo del profitto e della dipendenza assoluta delle popolazioni a loro.

Bene, qualcuno oggi crede (complottisticamente) che questo ordine esista con il nome di "illuminati" e abbia già un'influenza enorme nel verificarsi degli eventi storici, per la gente comune frutto del caso e dei rapporti umani e politici, e per molti complottisti "controllata a tavolino da pochi". Non ci si riferisce certo a capi di Stato, ma a qualcuno più in alto ancora, che controlla i sistemi finanziari e la distribuzione di risorse planetarie. Pensiamo a banchieri, capi di multinazionali, ecc.. unite in una specie di massoneria globale ((altri hanno coniato il termine "corporatocracy") )

Ora non voglio pubblicizzare molto queste correnti di pensiero (ne esistono più di una), ma, nel ricordare i buchi nell'acqua delle campagne contro il terrorismo iracheno di Georgiana memoria e i molteplici dubbi sull'11 settembre (con annessi scontri tra complottisti e anticomplottisti che tutt'oggi continuano a fronteggiarsi e tirare dalla loro la verità su ciò che è realmente accaduto) ma nei reportage di mia conoscenza si alludeva già da tempo ai prossimi "progetti" di questo sistema destinato a diventare "l'ordine mondiale" (con, tra l'altro, uniche leggi e unico sistema di denaro in forma virtuale); questi progetti vedevano una spinta verso l'unione determinata dalla comparsa (allora non se ne parlava neanche) di minacce provenienti dal Pakistan e dalla Corea... che avrebbero determinato un impulso all'attuazione di questi piani, mettendo d'accordo tutti gli Stati mondiali (non solo, e per la prima volta, occidentali) sulla necessità di unire le forze per combattere il "terrorismo del nuovo millennio" (altro termine coniato dai complottisti o da membri dell'ordine: l'asse del male.). C'è chi poi fa rientrare nei medesimi piani anche la crisi che oggi viviamo ritenendo che "una crisi di tale enormità al giorno d'oggi è impossibile non prevederla, tuttavia è possibile determinarla, ed in molti ne trarrebbero vantaggi".

Quindi mi viene da pensare: dopo le ultime grida di Bush contro il pakistan tirato in ballo con una fretta incredibile prima di lasciare l'incarico, ed ora con questi esperimenti nucleari "alla luce del sole" (troppo alla luce del sole) da parte del governo di Pyongyang.. beh dico solo che questi complottisti devono avere o una intelligenza incredibile nel capire l'andazzo o qualche palla di vetro nascosta da qualche parte, perchè era difficile prevedere queste cose 2 o 3 anni fà.. almeno credo.

Un buon spunto per tenersi informati, non prendendo le cose troppo sul serio; ma neanche l'opposto. Credo che sentiremo parlare presto di "asse del male" (già in qualche articolo nei giornali esteri e credo anche in Italia ne parla, ma si era sentito solo dai complottisti fino ad ora). Speriamo che si risolva tutto in una bella favoletta.

24 maggio 2009

Berlusconi sputtanato dall'ex di Noemi Letizia.



Ancora non si vede nè sul corriere nè sulla stampa. Forse non si sentirà mai sui telegiornali. Forse hanno ragione a metterci nella lista delle Nazioni con limitata libertà di stampa. Comunque.. L'indagine di Repubblica, con le famose 10 domande rivolte al premier circa le sue frequentazioni con Noemi Letizia, va avanti. Come lo capirete dall'articolo che pubblico interamente (così rimarrà agli atti del blog). Nella faccenda sembra fare capolino anche Emilio Fede.

"Così papi Berlusconi entrò nella vita di Noemi"
(Da Repubblica.it, di Giuseppe d'Avanzo e Conchita Sannino.)


NAPOLI - Il 14 maggio Repubblica ha rivolto al presidente del consiglio dieci domande che apparivano necessarie dinanzi alle incoerenze di un "caso politico". Veronica Lario, infatti, ha proposto all'opinione pubblica e alle élites dirigenti del Paese due affermazioni e una domanda che hanno rimosso dal discreto perimetro privato un "affare di famiglia" per farne "affare pubblico". Le due, allarmanti certezze della moglie del premier - lo ricordiamo - descrivono i comportamenti del presidente del Consiglio: "Mio marito frequenta minorenni"; "Mio marito non sta bene".

Al contrario, la domanda posta dalla signora Lario - se ne può convenire - è crudamente politica e mostra le pratiche del "potere" di Silvio Berlusconi, pericolosamente degradate quando a rappresentare la sovranità popolare vengono chiamate "veline" senza altro merito che un bell'aspetto e l'amicizia con il premier, legami nati non si sa quando, non si sa come. "Ciarpame politico" dice la moglie del premier.
Silvio Berlusconi non ha ritenuto di rispondere ad alcuna delle domande di Repubblica.

E, dopo dieci giorni, Repubblica prova qui a offrire qualche traccia e testimonianza per risolvere almeno alcuni dei quesiti proposti. Per farlo bisogna raggiungere Napoli, una piccola fabbrica di corso San Giovanni e poi un appartamento, allegramente affollato di amici, nel popolare quartiere del Vasto a ridosso dei grattacieli del Centro Direzionale. Sono i luoghi di vita e di lavoro di Gino Flaminio.

Gino, 22 anni, operaio, una passione per la kickboxing, è stato per sedici mesi (dal 28 agosto del 2007 al 10 gennaio del 2009) l'"amore" di Noemi Letizia, la minorenne di cui il premier ha voluto festeggiare il diciottesimo anno in un ristorante di Casoria, il 26 aprile. Gino e Noemi si sono divisi, per quel breve, intenso, felice periodo le ore, i sogni, il fiato, le promesse. "Quando non dormivo da lei a Portici - è capitato una ventina di volte - o quando lei non dormiva qui da me, il sabato che non lavoravo mi tiravo su alle sei del mattino per portarle la colazione a letto; poi l'accompagnavo a scuola e ci tornavo poi per riportarla indietro con la mia Yamaha. Lei qualche volta veniva a prendermi in fabbrica, la sera, quando poteva".

Gino Flaminio è in grado di dire quando e come Silvio Berlusconi è entrato nella vita di Noemi. Come quel "miracolo" (così Gino definisce l'inatteso irrompere del premier) ha cambiato - di Noemi - la vita, i desideri, le ambizioni e più tangibilmente anche il corpo, il volto, le labbra, gli zigomi; in una parola, dice Gino, "i valori". Il ragazzo può raccontare come quell'ospite inaspettato dal nome così importante che faceva paura anche soltanto a pronunciarlo nel piccolo mondo di gente che duramente si fatica la giornata e un piatto caldo, ha deviato anche la sua di vita. Quieto come chi si è ormai pacificato con quanto è avvenuto, Gino ricorda: "Mi è stato quasi subito chiaro che tra me e la mia memi non poteva andare avanti. Era come pretendere che Britney Spears stesse con il macellaio giù all'angolo...".

È utile ricordare, a questo punto, che il primo degli enigmi del "caso politico" è proprio questo: come Berlusconi ha conosciuto Noemi, la sua famiglia, il padre Benedetto "Elio" Letizia, la madre Anna Palumbo?
A Berlusconi è capitato di essere inequivocabile con la Stampa (4 maggio): "Io sono amico del padre, punto e basta. Lo giuro!". Con France2 (6 maggio), il capo del governo è stato ancora più definitivo. Ricordando l'antica amicizia di natura politica con il padre Elio, Berlusconi chiarisce: "Ho avuto l'occasione di conoscere [Noemi] tramite i suoi genitori. Questo è tutto".

Un affetto che il presidente del consiglio ha ripetuto ancor più recentemente quando ha presentato Noemi "in società", per così dire, durante la cena che il governo ha offerto alle "grandi firme" del made in Italy a Villa Madama, il 19 novembre 2008: "È la figlia di miei cari amici di Napoli, è qui a Roma per uno stage" (Repubblica, 21 maggio). All'antico vincolo politico, accenna anche la madre di Noemi, Anna: "[Berlusconi] ha conosciuto mio marito ai tempi del partito socialista".

Berlusconi, qualche giorno dopo (e prima di essere smentito da Bobo Craxi), conferma. "[Elio] lo conosco da anni, è un vecchio socialista ed era l'autista di Craxi". (Ansa, 29 aprile, ore 16,34). Più evasiva Noemi: "[Di come è nato il contatto familiare] non ricordo i particolari, queste cose ai miei genitori non le ho chieste". (Repubblica, 29 aprile). Decisamente inafferrabile e chiuso come un riccio, il padre Elio (ha rifiutato di prendere visione di quest'ultima ricostruzione di Repubblica). Chiedono a Letizia: ci spiega come ha conosciuto Berlusconi? "Non ho alcuna intenzione di farlo" (Oggi, 13 maggio).

Gino ascolta questa noiosa tiritera con un sorriso storto sulle labbra, che non si sa se definire avvilito o sardonico. C'è un attimo di silenzio nella stanza al Vasto, un silenzio lungo, pesante come d'ovatta, rispettato dagli amici che gli stanno accanto; dalla sorella Arianna; dal padre Antonio; dalla madre Anna. È un silenzio che si fa opprimente in quella cucina, fino a un attimo prima rumorosa di risate e grida. La madre, Anna, si incarica di spezzarlo: "Quando un giorno Gino tornò a casa e mi disse che Noemi aveva conosciuto Berlusconi, lo presi in giro, non volli chiedergli nemmeno perché e per come. Mi sembrava ridicolo. Berlusconi dalle nostre parti? E che ci faceva, Berlusconi qui? Ripetevo a Gino: Berlusconi, Berlusconi! (gonfia le guance con sarcasmo). Un po' ne ridevo, mi sembrava una buffonata di ragazzi".

Gino la guarda, l'ascolta paziente e finalmente si decide a raccontare:
"I genitori di Noemi non c'entrano niente. Il legame era proprio con lei. È nato tra Berlusconi e Noemi. Mai Noemi mi ha detto che lui, papi Silvio parlava di politica con suo padre, Elio. Non mi risulta proprio. Mai, assolutamente. Vi dico come è cominciata questa storia e dovete sapere che almeno per l'inizio - perché poi quattro, cinque volte ho ascoltato anch'io le telefonate - vi dirò quel che mi ha raccontato Noemi. Il rapporto tra Noemi e il presidente comincia più o meno intorno all'ottobre 2008. Noemi mi ha raccontato di aver fatto alcune foto per un "book" di moda. Lo aveva consegnato a un'agenzia romana, importante - no, il nome non me lo ricordo - di quelle che fanno lavorare le modelle, le ballerine, insomma le agenzie a cui si devono rivolgere le ragazze che vogliono fare spettacolo. Noemi mi dice che, in quell'agenzia di Roma, va Emilio Fede e si porta via questi "book", mica soltanto quello di Noemi. Non lo so, forse gli servono per i casting delle meteorine. Il fatto è - ripeto, è quello che mi dice Noemi - che, proprio quel giorno, Emilio Fede è a pranzo o a cena - non me lo ricordo - da Berlusconi. Finisce che Fede dimentica quelle foto sul tavolo del presidente. È così che Berlusconi chiama Noemi. Quattro, cinque mesi dopo che il "book" era nelle mani dell'agenzia, dice Noemi. È stato un miracolo, dico sempre. Dunque, dice Noemi che Berlusconi la chiama al telefono. Proprio lui, direttamente. Nessuna segretaria. Nessun centralino. Lui, direttamente. Era pomeriggio, le cinque o le sei del pomeriggio, Noemi stava studiando. Berlusconi le dice che ha visto le foto; le dice che è stato colpito dal suo "viso angelico", dalla sua "purezza"; le dice che deve conservarsi così com'è, "pura". Questa fu la prima telefonata, io non c'ero e vi sto dicendo quel che poi mi riferì Noemi, ma le credo. Le cose andarono così perché in altre occasioni io c'ero e Noemi, così per gioco o per convincermi che davvero parlava con Berlusconi, m'allungava il cellulare all'orecchio e anch'io sentii dalla sua voce quella cosa della "purezza", della "faccia d'angelo". E poi, una volta, ha aggiunto un'altra cosa del tipo: "Sei una ragazza divina". Berlusconi, all'inizio, non ha detto a Noemi chi era. In quella prima telefonata, le ha fatto tante domande: quanti anni hai, cosa ti piacerebbe fare, che cosa fanno tua madre e tuo padre? Studi? Che scuola fai? Una lunga telefonata. Ma normale, tranquilla. E poi, quando Noemi si è decisa a chiedergli: "Scusi, ma con tutte queste domande, lei chi è?", lui prima le ha risposto: "Se te lo dico, non ci credi". E poi: "Ma non si sente chi sono?". Quando Noemi me lo raccontò, vi dico la verità, io non ci credevo. Poi, quando ho sentito le altre telefonate e ho potuto ascoltare la sua voce, proprio la sua, di Berlusconi, come potevo non crederci? Noemi mi diceva che era sempre il presidente a chiamarla. Poi, non so se chiamava anche di suo, non me lo diceva e io non lo so. Lei al telefono lo chiamava papi tranquillamente. Anche davanti a me. Magari stavamo insieme, Noemi rispondeva, diceva papi e io capivo che si trattava del presidente. Quando ho assistito ad alcune telefonate tra Berlusconi e Noemi, ho pensato che fosse un rapporto come tra padre e figlia. Una sera, Emilio Fede e Berlusconi - insieme - hanno chiamato Noemi. Lo so perché ero accanto a lei, in auto. Ora non saprei dire perché il presidente le ha passato Emilio Fede, non lo so. Pensai che Fede dovesse preparare dei "provini" per le meteorine, quelle robe lì". (Ieri, a tarda sera, durante Studio Aperto, Fede ha affermato di aver conosciuto la nonna di Noemi. Repubblica ha chiesto a Gino se, in qualche occasione, Noemi avesse fatto cenno a questa circostanza. "Mai, assolutamente", è stata la risposta del ragazzo).

"Comunque, quella sera, sentii prima la voce del presidente e poi quella di Emilio Fede - continua Gino - Non voglio essere frainteso o creare confusione in questa tarantella, da cui voglio star lontano. Nelle telefonate che ho sentito io, Berlusconi aveva con Noemi un atteggiamento paterno. Le chiedeva come era andata a scuola, se studiava con impegno, questa roba qui. Io però ho cominciato a fuggire da questa situazione. Non mi piaceva. Non mi piaceva più tutto l'andazzo. Non vedevo più le cose alla luce del giorno, come piacevano a me. Mi sentivo il macellaio giù all'angolo che si era fidanzato con Britney Spears. Come potevo pensare di farcela? Gliel'ho detto a Noemi: questo mondo non mi piace, non credo che da quelle parti ci sia una grande pulizia o rispetto. Mi dispiaceva dirglielo perché io so che Noemi è una ragazza sana, ancora infantile che non si separa mai dal suo orsacchiotto, piccolo, blu, con una croce al collo, "il suo teddy". Una ragazza tranquilla, semplice, con dei valori. Con i miei stessi valori, almeno fino a un certo punto della nostra storia".

Intorno a Gino, questo racconto devono averlo già sentito più d'una volta perché ora che il ragazzo ha deciso di raccontare a degli estranei la storia, la tensione è caduta come se la famiglia, i vicini di casa, gli amici già l'avessero sentita in altre occasioni o magari a spizzichi e bocconi. C'è chi si distrae, chi parlotta d'altro, chi parla al telefono, chi si prepara a uscire per il venerdì notte. Gino sembra non accorgersene. Non perde il filo e a tratti pare ricordare, ancora una volta, a se stesso come sono andate le cose.

"Ho cominciato a distaccarmi da Noemi già a dicembre. Però la cosa che proprio non ho mandato giù è stata la lunga vacanza di Capodanno in Sardegna, nella villa di lui. Noemi me lo disse a dicembre che papi l'aveva invitata là. Mi disse: "Posso portare un'amica, un'amica qualunque, non gli importa. Ci saranno altre ragazze". E lei si è portata Roberta. E poi è rimasta con Roberta per tutto il periodo. Io le ho fatto capire che non mi faceva piacere, ma lei da quell'orecchio non ci sentiva. Così è partita verso il 26-27 dicembre ed è ritornata verso il 4-5 gennaio. Quando è tornata mi ha raccontato tante cose. Che Berlusconi l'aveva trattata bene, a lei e alle amiche. Hanno scherzato, hanno riso... C'erano tante ragazze. Tra trenta e quaranta. Le ragazze alloggiavano in questi bungalow che stavano nel parco. E nel bungalow di Noemi erano in quattro: oltre a lei e a Roberta, c'erano le "gemelline", ma voi sapete chi sono queste "gemelline"? Penso anche che lei mi abbia detto tante bugie. Lei dice che Berlusconi era stato con loro solo la notte di Capodanno. Vi dico la verità, io non ci credo. Sono successe cose troppo strane. Io chiamavo Noemi sul cellulare e non mi rispondeva mai. Provavo e riprovavo, poi alla fine mi arrendevo e chiamavo Roberta, la sua amica, e diventavo pazzo quando Roberta mi diceva: no, non te la posso passare, è di là - di là dove? - o sta mangiando: e allora?, dicevo io, ma non c'era risposta. Per quella vacanza di fine anno, i genitori accompagnarono Noemi a Roma. Noemi e Roberta si fermarono prima in una villa lì, come mi dissero poi, e fecero in tempo a vedere davanti a quella villa tanta gente - giornalisti, fotografi? - , poi le misero sull'aereo privato del presidente insieme alle altre ragazze, per quello che mi ha detto Noemi... Al ritorno, Noemi non è stata più la mia Noemi, la mia alicella (acciuga, ndr), la ragazza semplice che amavo, la ragazza che non si vergognava di venirmi a prendere alla sera al capannone. A gennaio ci siamo lasciati. Eravamo andati insieme, prima di Natale, a prenotare per la sua festa di compleanno il ristorante "Villa Santa Chiara" a Casoria, la "sala Miami" - lo avevo suggerito io - e già ci si aspettava una "sorpresa" di Berlusconi, ma nessuno credeva che la sorpresa fosse proprio lui, Berlusconi in carne e ossa. Ci siamo lasciati a gennaio e alla festa non ci sono andato. L'ho incontrata qualche altra volta, per riprendermi un oggetto di poco prezzo ma, per me, di gran valore che era rimasto nelle sue mani. Abbiamo avuto il tempo, un'altra volta, di avere un colloquio un po' brusco. Le ho restituito quasi tutte le lettere e le foto. Le ho restituito tutto - ho conservato poche cose, questa lettera che mi scrisse prima di Natale, qualche foto - perché non volevo che lei e la sua famiglia pensassero che, diventata Noemi Sophia Loren, io potessi sputtanarla. Oggi ho la mia vita, la mia Manuela, il mio lavoro, mille euro al mese e va bene così ché non mi manca niente. Certo, leggo di questo nuovo fidanzato di Noemi, come si chiama?, che non s'era mai visto da nessuna parte anche se dice di conoscerla da due anni e penso che Noemi stia dicendo un sacco di bugie. Quante bugie mi avrà detto sui viaggi. A me diceva che andava a Roma sempre con la madre. Per dire, per quella cena del 19 novembre 2008 a Villa Madama mi raccontò: "Siamo stati a cena con il presidente, io, papà e mamma allo stesso tavolo". Non c'erano i genitori seduti a quel tavolo? Allora mi ha detto un'altra balla. Quella sera le sono stati regalati una collana e un bracciale, ma non di grosso valore. E il presidente ha fatto un regalo anche a sua madre. Sento tante bugie, sì, e comunque sono fatti di Noemi, dei suoi genitori, di Berlusconi, io che c'entro?".

Le parole di Gino Flaminio appaiono genuine, confortate dalle foto, dalla memoria degli amici (che hanno le immagini di Noemi e Gino sui loro computer), da qualche lettera, dai ricordi dei vicini e dei genitori, ma soprattutto dall'ostinazione con cui il ragazzo per settimane si è nascosto diventando una presenza invisibile nella vita di Noemi. Repubblica lo ha rintracciato con fatica, molta pazienza e tanta fortuna nella fabbrica di corso San Giovanni dove tutti i suoi compagni di lavoro conoscono Noemi, la storia dell'amore perduto di Gino. Compagni di lavoro che - fino alla fine - hanno provato a proteggerlo: "Gino? E chi è 'sto Gino Flaminio?" e Gino se ne stava nascosto dietro un muro.

La testimonianza del ragazzo consente di liquidare almeno cinque domande dalla lista di dieci che abbiamo proposto al capo del governo. La ricostruzione di Gino permette di giungere a un primo esito: Silvio Berlusconi ha mentito all'opinione pubblica in ogni passaggio delle sue interviste. Nei giorni scorsi, come quando disse a France2 di aver "avuto l'occasione di conoscere [Noemi] tramite i suoi genitori". O ancora ieri a Radio Montecarlo dove ha sostenuto di essersi addirittura "divertito a dire alla famiglia, di cui sono amico da molti anni, che non desse risposte su quella che è stata la nostra frequentazione in questi anni". Come di cartapesta è la scena - del tutto artefatta - disegnata dalle testate (Chi) della berlusconiana Mondadori.

Il fatto è che Berlusconi non ha mai conosciuto Elio Letizia né negli "anni passati", né negli "ambienti socialisti". Mai Berlusconi ha discusso con Elio Letizia di politica e tantomeno delle candidature delle Europee (Porta a porta, 5 maggio). Berlusconi ha conosciuto Noemi. Le ha telefonato direttamente, dopo averne ammirato le foto e aver letto il numero di cellulare su un "book" lasciatogli da Emilio Fede. Poi, nel corso del tempo, l'ha invitata a Roma, in Sardegna, a Milano.
Le evidenti falsità, diffuse dal premier, gli sarebbero costate nel mondo anglosassone, se non una richiesta di impeachment, concrete difficoltà politiche e istituzionali. Nell'Italia assuefatta di oggi, quella menzogna gli vale un'altra domanda: perché è stato costretto a mentire? Che cosa lo costringe a negare ciò che è evidente? È vero, come sostiene Noemi, che Berlusconi ha promesso o le ha lasciato credere di poter favorire la sua carriera nello spettacolo o, in alternativa, l'accesso alla scena politica (Corriere del Mezzogiorno, 28 aprile)? Dieci giorni dopo, ci sono altre ragionevoli certezze. È confermato quel che Veronica Lario ha rivelato a Repubblica (3 maggio): il premier "frequenta minorenni". Noemi, nell'ottobre del 2008, quando riceve la prima, improvvisa telefonata di Berlusconi ha diciassette anni, come Roberta, l'amica che l'ha accompagnata a Villa Certosa. La circostanza rinnova l'ultima domanda: quali sono le condizioni di salute del presidente del Consiglio?

15 maggio 2009

Vignette di Vauro. (Annozero 14/05/09. FIAT)


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Ieri Vauro era veramente ispirato e credo abbia fatto le più esilaranti vignette del 2009 fino ad oggi. Dopo una puntata pressocchè noiosa in cui si sono dette più o meno le stesse cose sulla questione Fiat-Chrysler-Opel, e sulla "semi-opa" tacciata di illiceità da parte di alcuni tra cui la consob, almeno il vignettista ci ha fatto rotolare sul serio!

14 maggio 2009

Il DDL "Sicurezza"...




  • Esclusione forzata vittime del pizzo dalle gare d'appalto (se non paghi ti faccio saltare la casa, se paghi lo Stato non ti fa lavorare)
  • Reato di immigrazione clandestina, Multe fino a 10.000 Euro (ma certo, i poveracci se hanno 10000 euro si mettono sul migliore volo internazionale facendosi il falso visto oppure viaggiano con le carrette del mare? Maroni è una persona intelligentissima)
  • 200 euro per la cittadinanza e da 80 a 200 euro il visto di soggiorno (ma hanno in mente quanti sono 200 euro in alcuni Stati? e il soggiorno garantito dale norme internazionali? Siamo i pionieri d'Europa. Verso dove però non si sa.
  • Tornano le ronde (ne abbiamo già parlato.. non vedo l'ora che ci scappi il primo linciaggio o la prima vittima tra quelli che si vogliono far giustizia da soli.)
  • Pena fino a 3 anni di carcere per insulti ad un ufficiale (E' da accertare l'ammontare di pena in caso di morso alla caviglia stile Roberto Maroni)
  • Inasprito il 41-bis (se in maniera efficace è l'unica piccola pillola sana in mezzo a questa oscenità di leggi.

Questo solo per sintetizzare quello che in effetti è la vera politica di "Tolleranza e integrazione" sparata su tutti i media ogni giorno. Le condanne arrivano da tutti, ma proprio tutti quelli che non sono della Lega e del PDL, e tutte le associazioni al di fuori della politica. La CEI in prima linea. L'europa che si stà "preoccupando" (ieri il sunto di Maroni a Matrix è stato "non preoccupatevi per l'Europa che dice solo di essere preoccupata e non ci condanna".. tanto l'Europa ci ha condannato ormai tante di quelle volte che non farebbe neanche notizia. Ah già vero non l'ha fatta neanche le altre volte.). Si alzano più grida non solo comuniste che gridano al razzismo (no, non è solo Di Pietro, leggetevi tutti gli articoli dei giornali esteri, cominciando da quelli di destra). Piccolo dettaglio, tutte queste leggi sono state approvate a suon di fiducia. Abbiamo già spiegato che la fiducia è il secondo metodo dopo il decreto legge che, se usato male, è assimilabile in pieno con la dittatura oligarchica. E stavolta credo che parte del PDL non sia tanto contenta.

Qua non ci vuole più l'opposizione ci vuole un esorcismo generale per ricordarsi chi siamo e dove stiamo.

9 maggio 2009

Il Papi e i complotti, riassunto e commenti.


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Affido quest'oggi i commenti non al sottoscritto ma ad un giornalista che ogni tanto risulta gradevolmente libero e sfacciatamente normale.

Bugie e domande senza risposta
Di Giuseppe D'Avanzo per Repubblica.it

C'è in giro una semplificata idea di democrazia. "Le regole del gioco in una democrazia decente sono chiare: ciascuno dice la sua". Memorabile e coerente perché è appunto questo che abbiamo nelle orecchie, a proposito di Silvio, Veronica e le altre.

Slogan demagogici (tra moglie e marito...); frasi fatte (i panni sporchi si lavano in famiglia); chiacchiericcio (la vicenda è privata). Dire democrazia, questo frastuono, pare un azzardo. E' rumore che ogni cosa confonde. E' un dispositivo che distrugge la realtà nell'immagine riflessa del contenitore vuoto dei media. L'operazione non è senza conseguenze perché "il falso indiscutibile" prima cancella l'opinione pubblica che diventa incapace di farsi sentire; poi anche solo di formarsi. C'è chi in questo andazzo ci sta come il topo nel formaggio o perché ha già conquistato il suo posticino a corte o perché spera di conquistarlo al prossimo turno o perché, più umanamente, non ha voglia di darsi il coraggio necessario per chiedere di non essere preso per il naso, almeno. Sarà anche legittimo non farselo piacere l'andazzo, no? Sarà ancora legittimo credere ancora che la realtà esista o che la rimozione non aiuta a guarire le nevrosi - siano esse di un individuo o di una società. E' ancora legittima, per questa destra nichilista, l'esistenza di chi crede che negare la verità significa sempre negare dei fatti e quindi concedergli di conoscerli? Si potrà forse acconsentire che un principio della cultura dominante (Leitkultur) dell'Occidente europeo e liberale è l'"uso pubblico della ragione". Allora, diciamo che è in nome della ragione o, senza esagerare, di una mediocre ragionevolezza che si può chiedere a Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, di inventare meglio la frottola perché così come ce la offre è troppo taroccata per crederla vera. Dovunque la sfiori, suona falsa.

E' in cerca di risposta qualche domanda: Berlusconi "frequenta minorenni", come sostiene Veronica Lario quando si convince a divorziare? Che rapporto, negli anni, Berlusconi ha intrattenuto con Noemi Letizia, 18 anni il 26 di aprile? In quale clima psichico vive il premier? "Ha bisogno di aiuto perché non sta bene", come sostiene preoccupata sua moglie? La febbre o l'inclinazione psicopatologica che lo accalda può definirsi, come hanno scritto il Riformista e l'Unità senza ricevere smentite, un'impotente satiriasi o sexual addiction sfogata in "spettacolini" affollati di escort e "farfalline" tra materassi extralarge in quel palazzo Grazioli, impernacchiato di tricolore, dove si decidono le politiche del Paese? E, per ultimo ma non ultimo - perché questione politica per eccellenza - può essere, per dirla con le parole di Veronica Lario, "il divertimento dell'imperatore", questo "ciarpame senza pudore in nome del potere", a selezionare le classe dirigenti, a decidere della rappresentanza politica? Non emerge oggi "attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile (ancora la Lario) la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte le donne soprattutto di quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono, a tutela dei loro diritti"?

Abituato a scriversi in solitudine l'agenda dell'attenzione pubblica, assuefatto a dettare il menabò dell'informazione scritta e televisiva, Berlusconi barcolla quando lo assale l'imprevisto e non ha il copione scritto. Bersaglio delle critiche al "velinismo in politica" di Sofia Ventura, politologa di Fare Futuro, sorpreso a festeggiare a Casoria, Napoli, una diciottenne, Berlusconi da Varsavia improvvisa e sbaglia le sue mosse. Dice che non ha mai pensato a sistemare "veline" (escluse a sorpresa e in gran fretta, una miss Veneto, una "meteorina" di Retequattro lo smentiscono mentre tacciono deluse una "rossa" del Grande Fratello, una valletta Mediaset, un star di "Incantesimo", un'"Elisa di Rivombrosa"). Dice che Noemi è soltanto "la figlia di un vecchio amico, ex autista di Craxi" (lo smentiscono Bobo Craxi e Giulio Di Donato, vicesegretario del Psi e per di più un napoletano che dovrebbe conoscere l'autista napoletano del segretario). Dice che si tratta di un "tranello mediatico" in cui è caduta anche "la signora", cioè sua moglie. Trappola di chi? Di Fare Futuro, think tank di Gianfranco Fini? La teoria del complotto non fa molta strada, è buona soltanto per babbei e turiferari. Muore lì.

Tornato in Italia da Varsavia, Berlusconi guadagna qualche ora per rimettere insieme e meglio i cocci della sua storia. Che, sulla scena gregaria di Porta a Porta, diventa questa. "E' una menzogna che frequento minorenni. Il padre della ragazza mi ha chiamato perché voleva un appuntamento con me per parlarmi delle candidature nel sud di Franco Malvano e Flavio Martusciello. E' stata soltanto Repubblica a sottendere la frequentazione della ragazza". La favola è scritta male, può contare - per essere accettata - soltanto su una pulsione servile. E' stata Noemi, che lo chiama "papi", a raccontare come sono andate le cose in questi anni. "Papi mi ha allevata. Non mi ha fatto mai mancare le sue attenzioni. Un anno, ricordo, mi ha regalato un diamantino; un'altra volta, una collanina. Domenica, una collana d'oro con un ciondolo. Lo adoro. Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha qualche momento libero e io lo raggiungo a Milano, a Roma. Resto ad ascoltarlo. E' questo che lui desidera da me. Poi cantiamo assieme. No, non mi candiderò alle prossime regionali. Preferisco candidarmi alla Camera. Ci penserà papi Silvio". Di questi incontri e promesse, Berlusconi non parla. Lascia pubblicare a un periodico della Casa le foto della festa di Casoria. E che c'entrano? Mica Veronica Lario lo ha accusato di atti osceni in luogo pubblico? La strategia di Berlusconi è nota, e le foto la confermano. Non confuta, ma distrae. Non offre alcun certo punto di riferimento per orientarsi nella polemica, ma disintegra nel rumore quel che poco che si sa nella convinzione che, presto, affiorerà la consueta "indifferenza per come stanno davvero le cose".

La fanfaluca ("non frequento minorenni") non regge nemmeno se la si verifica, diciamo così, dal lato del padre di Noemi, Benedetto Letizia. E' lui, Benedetto, il "contatto" tutto politico di Berlusconi? L'uomo, commesso in municipio, dovrebbe essere un influente esponente del Popolo della Libertà meridionale se il presidente del Consiglio discute con lui, proprio con lui e solo con lui senza intermediari, le candidature europee. Purtroppo nel Popolo della Libertà nessuno conosce Benedetto Letizia. Ignorano chi sia Benedetto anche Franco Malvano e Flavio Martusciello. Il primo è stato questore di Napoli e, investito da Berlusconi, candidato sindaco di Napoli. Il secondo è il fratello di Antonio Martusciello, dirigente di Publitalia prima di entrare nella task force di Marcello Dell'Utri che creò Forza Italia, diventato parlamentare e anche viceministro dei Beni culturali. Un buon veicolo, il fratello, per raggiungere il Capo. E' ragionevole credere che se i due avessero voluto discutere delle loro candidature si sarebbero rivolti direttamente a Berlusconi e non ai buoni uffici di un commesso del Comune che nel PdL non si è mai visto. Berlusconi ammette di aver incontrato la ragazza in qualche occasione, ma sempre alla presenza dei genitori. Né la madre né il padre di Noemi hanno mai parlato di incontri a Milano o a Roma con Berlusconi. Si può scommettere qualche euro che lo faranno nei prossimi giorni. Se si sbriciolano tutti gli argomenti preparati per smentire gli incontri con una minorenne (tre regali, tre compleanni vuol dire che Noemi incontra Berlusconi da quando aveva sedici anni e lo ha conosciuto quindicenne), è più assennato credere alle parole inquiete di Veronica Lario: è vero, il presidente del Consiglio frequenta minorenni che "magari" fossero sue figlie segrete. Trascuriamo le ricostruzioni degli "spettacolini" e gli "accappatoi di un bianco che quasi abbaglia" e il vigore ritrovato con un misterioso "farmaco che si inietta", assunto ormai "fuori da ogni controllo medico". Abbandoniamo queste scene tra le cose dette e mai contraddette perché è ben più critico (o molto coerente) che la questione politica, sollevata all'inizio di questa storia da due donne, Sofia Ventura e Veronica Lario, sia stata affrontata soltanto da altre donne (Aspesi, Bindi, Bonino, Spinelli, Dominijanni) nel raggelante silenzio dell'élite nazionale come se questa "valorizzazione" delle donne non riducesse "la loro libertà a libertà di mostrarsi in tv e offrirsi come gadget al circuito del potere" o a un dominio proprietario e "spettacolare". Sembra che soltanto le donne abbiano capito che quest'ambigua, violenta atmosfera che consente di ridicolizzare le loro storie e il loro destino, tra sghignazzi, ironie e magari qualche "palpatina di classe", educa "la gente per bene ad abituarsi ad ascoltare cose che, nel passato, sarebbe stata orripilata di pensare e alle quali non sarebbe stata concessa pubblica espressione". O alcun "uso pubblico della ragione".