7 dicembre 2009

Uno splendido, fresco profumo di libertà.






È il primo passo, speriamo non sia tardi - Massimo Fini
Parlavo qualche tempo fa con una ragazza brasiliana che vive qui, la quale si diceva stupita dell’indifferenza, dell’inerzia, della rassegnazione con cui i giovani italiani accettavano le ripetute e sempre più gravi violenze e prepotenze del presidente del Consiglio. E mi raccontava che nel dicembre del 1992 il presidente del Brasile Collor de Mello, eletto a gran maggioranza con suffragio diretto (e quindi con una legittimazione popolare superiore a quella di Berlusconi), accusato (semplicemente accusato) di corruzione e di evasione fiscale era stato sottoposto dalle Camere a un procedimento di impeachment e deposto. Ma a spingere le Camere a intervenire erano state manifestazioni popolari di milioni di persone, soprattutto giovani, molte delle quali avevano votato De Mello ma non tolleravano di avere un presidente delinquente. Il NoB.Day, con cui i giovani di Internet si sono decisi a scendere dal mondo virtuale per planare su quello reale, è una risposta all’interrogativo di quella ragazza brasiliana. Speriamo che sia un primo passo. E che non sia troppo tardi.

La Costituzione: anche il "Re" deve obbedirle - Bruno Tinti
Vi ricordate di Geordie? De André cantava: lo impiccheranno con una corda d’oro, rubò sei cervi nel parco del re. Era la legge. Non era giusta, anzi era odiosa e crudele. Ma il re aveva il potere di farla, quale che fosse, perché era il re, per diritto divino. Poi è arrivata la Costituzione, una legge nuova fatta proprio per il re: non importa che tu sia il re, non importa che il tuo potere sia legittimo; deve essere esercitato in maniera giusta. Anche il re, diceva la Costituzione, deve obbedire alla legge.
I modi di attribuzione del potere oggi sono cambiati: il popolo sceglie chi deve governare. Ma che all’origine del potere vi sia il diritto divino o il consenso popolare, la legge suprema dello Stato resta a segnare il limite oltre il quale perfino la democrazia diventa tirannide. È per questo che il principio fondamentale di ogni Costituzione è l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Ed è per questo che oggi siamo qui: per ricordarlo a chi non ha capito che i privilegi del potere non hanno posto in una democrazia costituzionale.

Questo spazio vuol dire democrazia - Luca Telese
A pensarci bene, “Piazza” è la più importante delle parole sequestrate dall’egemonia culturale del centrodestra in questi anni. Piazza è cittadinanza, l’agorà ateniese. È la cellula dove nascono i comuni prima e il Rinascimento poi; piazza è la Bastiglia che infilò nel cuore del Settecento i valori della borghesia, piazza è l’Unità d’Italia, le insurrezioni di popolo contro i nazisti. Una piazza silenziosa e composta a Milano, nel 1969, disinnescò i timer e le velleità golpiste di piazza Fontana. Piazza San Giovanni è il milione di persone che salutò Enrico Berlinguer nel 1984. Ma piazza è anche il contrario della solitudine catodica in cui Berlusconi domina da 15 anni. Per questo il centrodestra tiene questa parola in ostaggio: piazza è diventata “il ricatto della piazza”, “la violenza della piazza”, “l’indebita pressione della piazza”. Ecco perché oggi sarebbe bello spiegarlo a tutti: democrazia è il contrario di agorafobìa.


Basta una foto, un video da conservare agli annali, e le migliori dichiarazioni che ho trovato sul web, per esprimermi e poi dire: Nothing left to say .

Andrea Tuscano

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