20 novembre 2009

Cloud Computing. Perplessità in evoluzione



"Era il calcolatore, e il calcolatore si fece piccolo, economico e diffuso, e venne ad abitare in mezzo a noi. Ma noi lo scacciammo, sfruttandolo da lontano..."

Per chi sà cosa è il "Cloud Computing" non sarà difficile capire questa frasetta, ironicamente ripresa dalla Genesi". CC, Cloud Computing, una "nuvola" comune di informazione e calcolo. Essa è (per completezza di chi non ha idea) un nuovo modo di pensare tutta l'architettura di rete e di lavoro, in cui proprio la rete (e la connessione ad internet) vengono messi al primo posto. Praticamente un'architettura "cloud" prevede tanti terminali (i vostri pc) "stupidi" nel senso di "non necessariamente dotati di programmi installati" che gestiscono dati in rete usando programmi preinstallati in server a cui si allacciano tramite una connessione internet e interfacce web 2.0. Ok forse potevo essere più chiaro. Avete presente i programmi google-docs? Sono gli equivalenti del vostro office di windows, solo che sono in rete. Ci potete fare tutto e scaricarvi poi i documenti, ma il programma non è propriamente nelle vostre mani. La raccolta album di Facebook? piazzate le vostre foto e un programmino ve le fa vedere e minimamente modificare; certo che avrete un account facebook (forse) ma non "possedete" il programma di facebook per le foto. Nè siete obbligati a possedere le relative capacità di elaborazione sui vostri pc.

Questo sistema di distacco tra possesso di software (e pc con capacità di calcolo adeguato) e possibilità di uso di alcuni strumenti in rete si fà sempre più netto con l'introduzione di Chrome OS, di google. Praticamente ora non solo potremo avere a che fare con un paio di applicativi online da gestire, ma è come se tutto il sistema operativo sia totalmente interfacciato in rete, totalmente "cloud". Infatti dalle recensioni apparse e dalle testimonianze di chi l'ha provato, sembra tutto un browser più che un sistema operativo. Ora.. dove stanno le perplessità?
E' un pò la differenza tra avere una casa di proprietà e poterne abitare una a proprio piacimento, ma di proprietà di un altro, o di proprietà comune. Sai che puoi far in teoria ciò che vuoi finchè qualcun altro non si stufa. Inoltre chi gestisce la proprietà non tua potrà anche invadere la tua privacy per assicurarsi che sia tutto "a posto". Sceglierà lui i colori delle pareti se quelli che avete scelto voi non vi piacciono, e pagherà lui le bollette, nel senso che se sbaglia voi rimanete al buio e senza riscaldamento.
In parole povere con il cloud computing - che rappresenta sempre la nuova frontiera e un concetto che se bene applicato integra benissimo rete e contenuti - si rischia di non avere più controllo sui propri mezzi, e di doversi sempre rendere dipendenti dalla "nuvola", se c'è e se funziona. non si sà bene chi abbia accesso ai propri documenti "ai piani alti", come essi siano usati (venduti, sfruttati per pubblicità, ricerche ecc). Insomma, c'è anche chi con il proprio pc vuole autonomia creativa e un certo livello di segretezza (pensiamo agli industriali, ai team di ricerca). Per ora il rischio non esiste proprio perchè il cloud c. rappresenta una realtà non evoluta, ma il focalizzare tutta l'attenzione a questo fenomeno come se in futuro non ci possa essere altro che "software in rete" beh, se non altro è un panorama pericoloso.
Ultimamente anche Microsoft si è lanciata nei progetti cloud in grande stile, annunciando una versione in rete di office 2010 (mentre già sulla piattaforma live sono disponibili alcune chicche di poco conto tipo calendario gestore foto ecc). Comunque sia, senza montare troppi spaventapasseri, un proficuo rapporto tra software cloud e software proprietario degli utenti non può che rappresentare una buona cosa per tutti.

Andrea Tuscano

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