13 giugno 2008

Fusione a freddo, ci siamo quasi. Forse.

La fusione nucleare fredda, detta comunemente fusione fredda (in inglese "Cold Fusion" (CF), "Low Energy Nuclear Reactions" (LENR) o "Chemically Assisted Nuclear Reactions" (CANR) ), è un nome generico attribuito a ipotetiche reazioni di fusione nucleare che si produrrebbero a pressioni ed a temperature relativamente basse. Per molti studiosi, il termine fusione fredda, anche se comunemente utilizzato dalla stampa, per la tipologia dei fenomeni a cui fa riferimento, non è corretto e quindi è meglio utilizzare il termine LENR.

Così come per la fusione termonucleare (fusione calda), in cui è necessario avvicinare i nuclei di deuterio e trizio a distanze tali da vincere la forza coulombiana di repulsione dei nuclei, carichi positivamente, e quindi poter permettere le reazioni di fusione; per la fusione fredda, quasi sempre, gli autori affermano che è necessario avvicinare atomi di deuterio tra di loro, superando la naturale forza coulombiana di repulsione, senza essere costretti ad utilizzare le elevatissime temperature e pressioni necessarie per la corrispondente fusione termonucleare (fusione calda). Nella fusione fredda la reazione viene resa possibile attraverso la presenza di un intermediario catalizzatore, con una azione a tutt'ora poco compresa. A seconda del tipo di catalisi utilizzata,si possono avere varie tipologie di Fusione.

Dopo anni di sviluppi ed esperimenti, alcuni incorraggianti (altri del tutto irrilevanti), uno studioso e professore di una nota università giapponese (Osaka), Yoshiaki Arata, sfruttando una delle teorie da lui perfezionata, basata su celle a gas ad alta pressione, ha prodotto il primo risultato completamente riproducibile. Il primo esperimento pubblico, in cui erano presenti circa 60 persone, tra scienziati e giornalisti, aveva come fine quello di dimostrare appunto la riproducibilità al 100% dei fenomeni di produzione di calore da parte della cella a gas di deuterio in pressione, sviluppata da lui e dal suo collaboratore Yue-Chang. L'evento ha avuto luogo il 22 maggio 2008, all'Università di Osaka, con una dimostrazione completamente in lingua giapponese. La cella è stata caricata con 7 grammi di speciali nanoparticelle, messa sotto pressione con deuterio a 50 atmosfere, iniziava immediatamente a produrre energia termica, senza nessun tipo di alimentazione elettrica. L'energia termica prodotta, qualche decina di watt, era sufficiente a mettere in moto un motore termico a ciclo di Stirling. Al termine dell'esperimento i presenti hanno voluto nominare tale fenomeno con il nome di Arata Phenomena.


Devo dire che finalmente qualcosa si muove. Tutti gli studi passati erano stati al centro di numerose polemiche sulla verità e applicabilità delle teorie. Arata è riuscito a porre le basi semplicemente rispondendo a quanti erano scettici. La strada non sarà certo corta, ma ora credo che si abbia "ufficialmente" (laddove molti studiosi l'avevano anche prima di maggio 2008...) un solido substrato di certezze e possibilità da elaborare, perfezionare e capirne l'utilità, soprattutto in base alla possibilità o meno di rendere la tecnologia "scalabile" (applicabile cioè a grosse realtà quali impianti medio-grandi o vere e proprie centrali alla stregua di quelle a "fusione calda", e di vederne magari le differenze in base a struttura, sicurezza, esauribilità. impatto ambientale ed economicità). Forza che tra non molto il petrolio ci lascia...

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