5 aprile 2009

Information.dk intitola: Il Principe D'Italia.




Un articolo ottimo (uno dei tanti, se dovessi riportarli tutti non finirei più, per questo vi rimando alla fonte Italiadallestero.info) spiega con paroline semplici e "simpatiche" cosa stà accadendo oggi in Italia. Sottolineo ancora come la posizione dei giornali europei sulla questione sia quasi coincidente, da quelli di estrema destra a quelli più progressisti di sinistra. Buona Lettura.


Non c’è granché di nuovo sotto il sole, dopo che ieri Silvio Berlusconi è stato eletto presidente del nuovo partito italiano, Il Popolo della Libertà.

Il premier era l’unico candidato al posto di presidente del nuovo partito, che riunisce 12 partiti e movimenti di destra, ed è stato eletto all’unanimità.

È Berlusconi stesso colui che sceglie i 120 membri della dirigenza del partito ed i candidati alle elezioni parlamentari, regionali ed europee.

Il congresso di fondazione di Roma è stato pensato come una cerimonia con al centro il fattore X di Berlusconi – uno show, che ricorda soprattutto la cultura politica di paesi come Cuba e Corea del Nord.

Nell’arco di 15 anni, cioè la durata della sua carriera politica ad oggi, da outsider Berlusconi è diventato una figura di riferimento, in un partito cui fa riferimento circa il 40% degli elettori italiani.

”Oggi abbiamo l’ambizione di realizzare la nostra rivoluzione liberale, borghese, popolare, moderata ed interclassista,” ha detto Berlusconi venerdì sera al centro congressi Fiera di Roma, dove ha anche sbeffeggiato la sinistra.

”Mentre noi completiamo il mandato, loro in cinque anni sono riusciti a cambiare governo quattro volte e premier tre volte. Stendiamo un velo pietoso sull’ultima esperienza del governo di sinistra (dal 2006 al 2008). È vero, sono stati buttati via due anni, ma almeno tutti hanno potuto constatare che la sinistra non è in grado di governare.”

Silvio Berlusconi ha elencato i valori del nuovo partito: libertà, democrazia, modernità, meritocrazia, giustizia sociale, identità nazionale e costituzione (Berlusconi si è però riferito alla costituzione italiana solo dopo aver nominato il Papa).

Ma nel suo discorso durato 90 minuti non ha trovato nessun motivo valido per nominare uno dei concetti centrali della democrazia: la tripartizione dei poteri.

Non c’è stato un solo riferimento alle istanze di controllo della democrazia, ma solo molte vaghe parole sul decisionismo e sul mandato popolare di Berlusconi. Il concetto di libertà è stato sventolato come un conflitto tra cittadino e stato, come se la politica si dovesse concretizzare nella figura del principe, dopo che Berlusconi abbia completato la sua ”rivoluzione liberale, borghese, popolare, moderata e interclassista”.

Il presidente del consiglio italiano si è spesso lamentato degli organi di controllo, che rendono un governo democraticamente eletto meno efficace della dirigenza di un’organizzazione privata.

”Berlusconi non è che ce l’abbia con la democrazia, è solo che gli sembra una perdita di tempo”, ha detto una volta il regista Nanni Moretti. Durante il congresso si è perciò parlato anche di modifiche alla costituzione italiana che rendano più efficace il processo decisionale.

L’opposizione in Italia è terrorizzata dalla prospettiva di modifiche alla costituzione.

Molti temono che Berlusconi voglia restringere l’autonomia dei magistrati e dei tribunali, indebolire il controllo parlamentare con il potere esecutivo, compromettere lo stato di diritto per via della sua obbedienza al Vaticano e monopolizzare la vita politica con una modifica della legge elettorale.

Un’ovvia conseguenza è perciò che, essendo proprietario di un impero mediatico per cui si può avvalere, tra le altre cose, di tre canali televisivi nazionali, giornali e case editrici, Berlusconi abbia un’incredibile posizione di potere nel contesto europeo.

È quantomeno paradossale che i neofascisti di Alleanza Nazionale, entrati nel partito di Berlusconi, appaiano adesso come i difensori della democrazia.

”Il partito ha un leader, Silvio Berlusconi. Non ci sono discussioni. Ma Berlusconi sa benissimo che un culto della persona non può costituire in nessuna circostanza una leadership forte ed autorevole”, ha detto l’ultimo presidente di Alleanza Nazionale, il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini.

Prima del congresso, il premier aveva affermato che l’unica funzione dei membri del parlamento era quella di ”fare numero” per approvare leggi ”di cui non sanno nulla”, cosa che aveva obbligato Fini a correggere il leader del suo partito: ”La democrazia parlamentare ha regole e procedure chiare, che tutti devono rispettare, anche il capo del governo. Naturalmente le regole si possono cambiare, ma non irridere.”

È ancora presto per stabilire se la dialettica tra Fini e Berlusconi è l’espressione della reale volontà di combattere il monopolio del potere in Italia, come Berlusconi sta provando a fare, o se si tratta solo di specchietti per le allodole.

Una cosa però è certa: è la democrazia ad essere in gioco nel cuore dell’Europa."

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