28 marzo 2009

La crisi accellera i piani piduisti, ma se ne parla solo all'estero.. chessò, in Spagna.

Questo è un intervento di Carlo Vulpio (trovate il video su youtube), giornalista cacciato dal Corriere della sera perchè era troppo bravo a far luce sugli intrecci del processo Why Not e compagnia bella. Le parole non sono sue ma riportate dal giornale "El Pais." Rispondo alla sua domanda finale pubblicando per intero l'articolo. Ricordo inoltre che è notizia di qualche giorno fa la sentenza di condanna dell'UE per le "golden share" statali verso le più grandi aziende del panorama Italiano, che danno allo stato dei privilegi particolari, giudicati Dagli organismi europei una sorta di neostatalismo pericoloso e certamente fuori da ogni dinamica degna di uno stato Europeo. Notizia importantissima non riportata da nessun telegiornale. Il decreto condannato in questione, neanche a dirlo, risaliva al 2004, frutto del secondo governo Berlusconi. Che continua ora i suoi piani. Veramente un fenomeno del liberalismo.


"Il Governo manovra per piazzare uomini di fiducia a capo dei giornali di maggior prestigio
Il cataclisma finanziario, la crisi pubblicitaria, l’adattamento all’universo digitale e i licenziamenti dei giornalisti sono temi comuni a tutti i giornali del mondo.
Molti esperti, e non pochi lettori, temono che tale situazione incida sulla qualità della stampa. In Italia, forse il paese europeo insieme alla Russia in cui il controllo politico dei media è meno discutibile, l’inquietudine è doppia.
Al duopolio televisivo, o più semplicemente monopolio assoluto, formato da Mediaset e RAI, potrebbe aggiungersi molto presto una sorta di rivoluzione della stampa.
Dietro a questo movimento tellurico in elaborazione risuona il solito nome: Silvio Berlusconi, magnate dei media e primo ministro, il cui nuovo obiettivo sono le due testate giornalistiche milanesi di maggior prestigio, Corriere della Sera, il più importante quotidiano italiano, e Il Sole 24 Ore, il principale giornale economico nazionale.
“Questa volta Berlusconi non farà prigionieri, vuole controllare tutto e lo farà”, dice Giancarlo Santalmassi, giornalista RAI dal 1962 al 1999 e direttore di Radio24 fino a quando, l’autunno scorso, fu allontanato dopo essere stato dichiarato nemico ufficiale del Governo del Cavaliere nel 2006.
Enzo Marzo, storico giornalista del Corriere, è pienamente d’accordo con Santalmassi; giovedì scorso, nel corso di un dibattito sulla libertà di stampa che si è svolto presso la sede della Commissione Europea a Roma, ha affermato che la battaglia per la direzione del giornale è già iniziata.
Il nucleo dirigente del gruppo RCS (editore di Unedisa in Spagna) e proprietario del Corriere, spiega Marzo, ha ritirato la fiducia al direttore del quotidiano, Paolo Mieli, e sta valutando due sostituti: il primo, Carlo Rossella, sponsorizzato da Berlusconi e il secondo, Roberto Napoletano, direttore de Il Messaggero che, come ricorda Marzo, “divenne famoso durante l’ultima notte elettorale perchè fu pizzicato da una telecamera mentre concordava al telefono con il portavoce di Casini (leader dei democratici dell’UDC e genero dell’editore del quotidiano) il titolo principale che avrebbe piazzato il giorno dopo”.
Rossella è il presidente di Medusa, società di distribuzione cinematografica di Berlusconi, ed ha ricevuto la benedizione de Il Giornale, quotidiano della famiglia del magnate che ha ricordato che il Cavaliere “lo tiene particolarmente a cuore e gli ha già dato l’incarico di dirigere le sue due più grandi testate, Panorama e TG5 .”
All’interno del RCS, Rossella conta su altri importanti sostenitori: Diego della Valle, proprietario di Tod’s e della Fiorentina, e Luca Cordero di Montezemolo, patron della Fiat e del gruppo Ferrari e amministratore delegato de La Stampa.
Ma la parola di Berlusconi sarà quella decisiva, spiega senza ombra di pudore il quotidiano di suo fratello, perché mentre la crisi strangola i giornali, “l’intero sistema bancario dipende dal primo ministro”.
Napoletano ha le sue carte: non dispiace a Berlusconi ed è tra i pochi che comunicano telefonicamente con Giulio Tremonti, ministro dell’Economia ed editorialista de Il Messaggero.
Secondo Il Giornale il ministro “sa che il peggio della crisi economica sta per arrivare” e la sua idea è quella di piazzare Napoletano a Il Sole (proprietà, come Radio24, del patronato di Confindustria) e di passare al suo attuale direttore, Ferruccio de Bortoli, il timone del Corriere.
Se non parlassimo dell’Italia tutto questo affanno sarebbe inverosimile, degno al massimo di un articolo scandalistico. Ma tutte le fonti sono concordi nel segnalare che si tratta di “manovre serie e reali” il cui effetto causerà “un terremoto”.
Il malcontento del Governo nei confronti di un altro giornale, La Stampa di Torino, proprietà della Fiat è palese. Secondo l’entourage berlusconiano, il suo direttore Giulio Anselmi sarà tentato con un’altra importante poltrona: quella di presidente dell’agenzia ufficiale Ansa. Se dovesse accettare, prenderebbe il suo posto un direttore meno ostile al Governo.
Mentre questo disegno politico prende corpo, i media italiani cercano, per quanto possibile, di tener testa a questa tempesta. Il presidente del RCS Piergaetano Marchetti, che ha visto nel 2008 scendere i profitti del gruppo a 38 milioni di euro rispetto ai 220 milioni del 2007, ha confermato che stanno soffrendo “tagli pubblicitari feroci ed immediati”.
E il suo amministratore delegato ha annunciato che l’andamento del gruppo dei primi mesi dell’anno obbligherà a “una riduzione del personale”. “Bisogna agire sui costi e sui modelli economici in Italia e all’estero”.
Marco Benedetto, vicepresidente del Gruppo Espresso, prevede anch’egli “tagli e cambiamenti”. Ironicamente Benedetto non è pessimista sul futuro del settore: “Tra una decina d’anni sarà splendido”.

Questo articolo non è uscito su un giornale italiano. Lo ha scritto un giornalista spagnolo, Miguel Mora, ed è uscito su un noto quotidiano spagnolo, El Pais. Lo avrei voluto scrivere anche io, ma non me lo pubblicavano."

26 marzo 2009

..Ma sotto sotto rimanere gli stessi.. Fascisti.


Video

Questo video sta facendo il giro dell'europa e giustamente in Italia dobbiamo sentirlo solo nei blog. Quindi mi sento anche io di metterlo in risalto. Questo è uno dei tanti aspetti della enorme presa in giro perpetua del nuovo riformismo di "destra moderata" che va avanti ormai già da almeno 8 anni, dalla seconda fase Berlusconi, e che sempre di più la gente vuole negare perchè non sembra credibile nel 2009. Perchè si immagina che i brutti ricordi del passato siano solo quelli violenti e sanguinosi, e non tutta la barbarie politica di diritti negati e asimmetria del censo e dei privilegi nell'ultimo secolo di Storia Italiana; Beh stiano tranquilli i lor signori che ci arriveremo. FLTS sta monitorando con cura e proponendo tutte le già numerose situazioni di "squadrismo delegato" delle forze dell'ordine alle universita e nelle piazze, evidenziando con video e fatti dove stia il marcio. Con la crisi si stanno complicando le cose. Sembra cinico dirlo ma forse qualcuno si sveglierà, forse ci farà bene. O forse il grande fratello ha già preso tutta la nostra attenzione e stiamo preparando cosa dovremo dire in futuro: "e chi se l'immaginava.. noo nessuno".

Cominciate a farvi dare lezioni da Borghezio (video), dopo che Brunetta ha apertamente dichiarato che chi manifesta perchè ha qualcosa da dire, qualsiasi cosa (contro il governo), e studia all'università, è dell'onda ed è un guerrigliero. Come tale deve essere trattato quindi. Pericoloso precedente.. State attenti ad andare alle manifestazioni libere perchè potreste tornare a casa non proprio integri.

20 marzo 2009

Obama agli Iraniani.

"Oggi voglio fare avere i miei migliori auguri a tutti coloro i quali celebrano il Nowruz in tutto il mondo. Questa festa è insieme un antico rituale e un momento di rinnovamento, ed io spero che voi possiate godere di questo momento particolare dell'anno con i vostri amici e familiari.

In particolare vorrei parlare direttamente al popolo e ai leader della Repubblica islamica dell'Iran. Nowruz è solo una parte della vostra grande e celebrate cultura. Durante molti secoli la vostra arte, la musica, la letteratura e l'innovazione hanno creato un mondo migliore e più bello. Qui negli Stati Uniti la nostra comunità è stata favorita dal contributo degli Iraniano-Americani: sappiamo che voi siete una grande civiltà, e i vostri risultati hanno guadagnato il rispetto degli Stati Uniti e del mondo.
Per quasi tre decenni le relazioni fra i nostri due paesi sono state tese, ma durante questa festa ci viene ricordato del comune destino che ci tiene legati insieme. Voi celebrerete il vostro Nuovo Anno nello stesso modo in cui noi americani ricordiamo le nostre feste, radunandosi in famiglia e con gli amici, scambiandosi doni e racconti, guardando al futuro con un rinnovato senso di speranza.

Queste celebrazioni custodiscono la promessa di un nuovo giorno, di nuove opportunità per i nostri figli, di sicurezza per le nostre famiglie, progresso per le nostre comunità e pace tra le nazioni. Sono speranze condivise, sono sogni comuni. Per questo in questa stagioni di nuovi inizi vorrei parlare chiaramente ai leader iraniani. Tra di noi esistono serie divergenze che si sono accresciute col tempo. La mia amministrazione si è impegnata a una diplomazia che risponda a tutte le questioni aperte tra di noi, per costruire legami costruttivi fra gli Stati Uniti, l'Iran e la comunità internazionale. Questo processo non andrà avanti fra minacce. Noi vogliamo invece un impegno che sia onesto e fondato sul rispetto reciproco.

Voi avete una scelta. Gli Stati Uniti vogliono che la Repubblica islamica dell'Iran assuma il suo giusto posto nella comunità delle nazioni. Voi avete quel diritto - ma questo comporta anche delle responsabilità, quel posto non può essere conquistato attraverso l'uso delle armi o del terrorismo, ma piuttosto con azioni pacifiche che dimostrino la vera grandezza del popolo e della civiltà iraniana. La misura di questa grandezza non è quella di distruggere, è la vostra consolidata capacità di costruire e di creare.

Per questo in occasione del Nuovo Anno, voglio che voi, il popolo e i leader dell'Iran, possiate guardare al futuro che noi vogliamo. E' un futuro di scambi rinnovati fra i nostri popoli, con maggiori opportunità di partnership e commercio. E' un futuro in cui le vecchie divisioni sono superate, in cui voi, I vostri vicini e in generale il mondo possiate vivere con maggiore sicurezza, in pace.

Io so che tutto questo non sarà raggiunto facilmente, ci sono coloro i quali insistono che le nostre relazioni continuino ad essere segnate dalle nostre differenze. Ma ricordiamoci delle parole che il poeta Saadi pronunciò tanti anni fa: "I figli di Adamo sono membri uno dell'altro, essendo stati creati in un'unica essenza".

Con l'arrivo di una nuova stagione ci viene ricordata la preziosa umanità che noi tutti condividiamo. E noi ancora una volta invochiamo questo spirito mentre facciamo la promessa di un nuovo inizio. Grazie e Eid-eh Shoma Mobarak (auguri per la vostra festa)".

Barack Obama


Chissà...

19 marzo 2009

Grillo fallo riposare il mitra..


Trovo in Beppe Grillo una persona "Utile". Utile per il contraddittorio, utile per l'attrazione giovanile che non porta necessariamente all'antipolitica ma anzi favorisce l'avvicinamento ad essa. Non la puoi criticare se non ne conosci le principali dinamiche. Ma, soprattutto ora che si pone come uomo politico, la sua forzatura contro tutto e tutti quelli che in qualche modo tentano di sopravvivere al sistema (che certamente è bacato come sostiene) sembra quanto mai esagerata. La gente meno estremista da questo si sta dissociando. Per carità, molti interventi nel suo blog sono veramente belli, e qualcuno è stato anche riportato su NLTS, ma può darsi che, magari per rabbia particolare, o per delusione, (non che interessi particolarmente) il comico stia pian piano superando la misura.

Che bisogno c'è se critichi un politico di tirare in ballo tutti gli altri, con nomi e cognomi spesso quasi sconosciuti? Che bisogno ha di trovare qualcosa di negativo ad ogni imprenditore delle grandi aziende? Ma a parte ciò e soprattutto.. che bisogno ha di trovare nei "giornali", in tutti loro, la colpa per eccellenza dell'informazione, fino a sperare nella loro totale chiusura? Esistono testate e testate e vanno valutate con discrezione. Non credo, ad esempio, che parte della forza lavorativa del corriere della sera sia così di parte, ne che il gruppo espresso eviti di dire determinate cose. E' d'altronde ovvio che i giornali oggi stabiliscono regole per la priorità degli articoli che possono essere criticabili, e che per alcune testate in particolare la disposizione o censura di esse sia insopportabile. Ma una cosa è dire ciò e un'altra è tirare in ballo tutto il sistema, comprendendo tutti quelli che ci lavorano.
E di ieri l'articolo in cui Grillo esulta per la forte calata in borsa di tutti i gruppi editoriali. Non credo che sia ne un bene ne la risoluzione del problema (problema che in linea di fondo lo si condivide pienamente, lo si evince dallo stesso motivo di esistenza di questo blog). Anzi può essere offensivo riguardo le tante persone che ci lavorano, e che non si occupano di politica ma svolgono un lavoro onesto. Altra cosa sarebbe quella di criticare questo o quel giornalista con cognizione di fatto.
Infine, la questione dei finanziamenti pubblici può essere affrontata in prospettiva diversa: è vero che i finanziamenti stessi legano i giornali a questa o quella politica, ma è anche vero che molti giornali ne fanno a meno e comunque i finanziamenti non sono un favore particolare in Italia, ma un "contentino imposto" dalla oscena normativa che rende asimmetrica la pubblicità che gira sulle reti televisive da quella che può finanziare i giornali. Così i giornali abbandonano la prospettiva del "più vendo e più posso stare sul mercato" e le conseguenze sono quelle che sappiamo. Ma molti direttori di giornali sono contro questo. Perchè non lo si dice ogni tanto? Attenzione alla fama e al consenso, soprattutto quello "arrabbiato". Bisogna svegliarsi e reagire non fomentare sempre di più quelli che sono svegli, generalizzando. Se no le accuse di antipolitica sono automaticamente giustificate. Qualcuno un giorno ha fomentato il popolo per strada, poi è salito sul predellino di un auto e li ha strumentalizzati tutti verso quello che oggi vediamo. Attenzione a non fare gli stessi errori, che sia un partito politico, una lista civica o un blog.

14 marzo 2009

Intervista a Luttazzi



Mea culpa. Come può essermi sfuggita una perla come questa non so. Me ne scuso e pubblico subito una parte dell'intervista (ormai un pò datata) che trovate in versione completa sul blog di Daniele Luttazzi.

Cosa pensi del ruolo che i satiristi hanno assunto oggi in Italia? Del fatto che siete diventati ‘punti di riferimento’ (politico) per la gente? La ritieni una situazione inevitabile data la contingenza storico-politica? Come vivi questa grande attribuzione di responsabilità da parte della gente? Come ti poni rispetto al fatto che molta parte del tuo pubblico ti vede più come un punto di riferimento politico che non come un artista satirico?
La nostra credibilità è dovuta al fatto che abbiamo detto certe cose in tv fregandocene della conseguenze in termini di convenienza economica: restare in tv facendo i paraculi era molto più vantaggioso. Essere un artista satirico e essere un punto di riferimento politico è inevitabile in generale, e non c’è affatto contraddizione fra le due cose. La responsabilità non me la dà la gente, me la dà la mia arte. Fa parte di questa responsabilità non strumentalizzare il pubblico e il suo consenso. Quanto ai politici italiani, hanno mentito ripetutamente e spudoratamente, hanno mostrato di difendere all’unisono gli interessi della propria casta, hanno rivelato la loro mediocrità diffusa. La gente si è rotta le scatole. E ci hai fatto caso? In Italia, ogni volta che scoppia uno scandalo, tutti lo sapevano già da tempo. Che razza di Paese!

L’8 luglio di quest’anno, in piazza Navona a Roma si è tenuto il “no Cav Day”. Qui hanno dato espressione del loro pensiero anche alcuni comici attraverso la satira. Per esempio erano presenti Grillo e la Guzzanti. Perché tu non c’eri?
Perché la piazza favorisce il populismo. Non mi piace ingenerare equivoci: è il mio modo di rispettare il pubblico. La satira dev’essere contro il potere. Anche contro quello della satira. A teatro, le intenzioni dell’artista sono limpide. In piazza, in una manifestazione partitica, no. Guai al pubblico che si mette a guardare ai satirici come a cavalieri senza macchia e senza paura, e guai ai satirici che finiscono per crederci.

Si passa senza soluzione di continuità [per citare solo dei due poli della faccenda] dalle imitazioni del Bagaglino ai comizi in piazza di Beppe Grillo. In mezzo, modulazioni di queste tipologia. Per quale motivo è accaduto tutto ciò? È una trasformazione solo italiana o un fenomeno globale?
La satira pare scomparsa perché non è più ammessa in tv nella forma libera che le è propria. In questo modo le tolgono impatto. E’ un fenomeno solo italiano, che rende il nostro Paese una provincia asfittica e poco democratica. La satira in tv fa picchi di ascolto, ma non la si vuole. Quindi il problema è politico.

Le profezie di Guy Debord a proposito della Società dello spettacolo si avverano sotto i nostri occhi: il governo si occupa della «percezione» delle cose da parte dei cittadini più che della sostanza materiale, dei bisogni, dei fatti. L’invenzione dell’«emergenza sicurezza» è un caso lampante. Come pensi ci si debba muovere in questo scenario?
Come suggeriva Debord: con pratiche di vita alternative.

C’è necessariamente contraddizione tra satira e impegno civile/politico attivo?
La satira è politica, dato che esprime una critica dell’esistente. E nasce politica: Aristofane attaccava il demagogo Cleone e il partito dei democratici, che volevano la guerra. Chi dice che la satira non deve fare politica vuole solo censurare la satira. La satira esprime un punto di vista, quindi è faziosa. Uno può fare benissimo satira e candidarsi al senato: in America, lo ha fatto Al Franken. Ed è stato eletto. Una volta intrapresa la carriera politica, però, ha giustamente abbandonato gli spettacoli satirici.

Del panorama satirico tedesco mi ha colpito il fatto che molti cabarettisti che fanno satira politica ritengono che la satira non possa essere più che gehobene Unterhaltung, intrattenimento di livello. I cabarettisti tedeschi sono tendenzialmente scettici circa la possibilità di poter incidere con la propria satira sulla realtà; molti di loro concepiscono il mezzo televisivo essenzialmente come moltiplicatore, come strumento pubblicitario per attrarre la gente a teatro. Il divario rispetto alla situazione italiana, in particolare per quanto riguarda il valore e il potere che nel nostro paese alla satira è attribuito (nel bene e nel male) è incolmabile.
Il loro scetticismo ha forse un’origine storica: Karl Kraus non ha fermato Hitler; ma, anche così, la loro è una visione molto angusta della potenza satirica. I suoi effetti sono culturali e riverberano sulle generazioni a venire. Ma devi avere dentro una rabbia vera, sennò fai solo del “colore” sull’attualità: non dai fastidio a nessuno, anzi sei perfetto per il marketing.

L’ottima salute (in quanto a causticità e aggressività) di cui gode la satira in Italia non può prescindere dal collasso socio-politico del paese? La satira deve in altre parole tendere al suo annullamento? Una società sana non ha bisogno di satira?
La satira esisterà finchè esisterà l’umanità, con tutte le sue contraddizioni. La “società sana” è un’utopia nazista.

Qual è l’obiettivo del tuo ‘fare satira’? Difendere / rafforzare la democrazia? Affinare lo spirito critico della gente?
L’obiettivo della satira è esprimere un punto di vista in modo divertente. Divertente per chi la fa. Se il pubblico ride, tanto meglio, ma non è un criterio per giudicare la bontà della satira: ogni risata dell’autore contiene una piccola verità umana; a volte la verità fa male e non tutti sono disposti a riderne. Il pericolo per chi fa satira è ritenere che sei sul palco a dire la verità: questo abbaglio ti trasforma in un predicatore, in un leader di masse, in una persona di potere. L’arte ti abbandona.

Credi che la satira abbia anche una funzione di valvola di sfogo o di conforto? O al contrario contribuisce ad aumentare il disagio?
La satira nasce dalla rabbia, ma non è mai consolatoria. Induce alla conversione e all’azione. Il disagio che aumenta è solo quello dei parrucconi.

Il linguaggio della satira è espressivo al punto che può infastidire chi lo ascolta. Ciò, a volte, crea un effetto di rigetto su una determinata fascia di pubblico. La gente, quindi, deve essere preparata per poter comprendere la satira?
La satira è un gusto. Il gusto per la libertà di pensiero. In Italia siamo regrediti al punto che la gente dev’essere preparata alla libertà di pensiero? Certo, secoli di Vaticano non aiutano. E comunque la satira mica può piacere a tutti: i suoi bersagli, ad esempio, non ridono. Lo scandalo della satira non è nei termini indecenti, ma nel fatto che la sua libertà espressiva corrode i nostri pregiudizi. I pregiudizi rassicurano. La satira no.

Come mai secondo te, da un po' di anni in Italia le informazioni si hanno più dai comici che non nei telegiornali e sui giornali?
Questo è un luogo comune. Ci sono tanti giornalisti formidabili che onorano la propria professione. Vediamo però di continuo giornali e telegiornali fare propaganda: edulcorano o cassano o mistificano le notizie. La satira, nel commentare i fatti, li ricorda. E così il grosso pubblico, che non legge i giornali, apprende le notizie dalla satira! Ma la satira è uno stormo di piccioni. Da qui l’attenzione.

Quale credi sia il potere della satira? A tuo avviso quali risvolti concreti ha o può avere la critica della satira? La satira può ‘cambiare il mondo’? ( o, come tu hai domandato ad altri autori satirici, la satira può agire sulla Storia? Se sì, come? Se no, perché? )
La satira è innanzitutto arte: in quanto tale, agisce sulla Storia offrendo all’umanità uno sguardo rinnovato sul mondo; per questo, fin dai tempi di Aristofane, la satira è contro il potere, di cui riesce ad annullare la natura mortifera mantenendo viva nel nostro immaginario quella sana oscillazione fra sacro e profano che chiamiamo dubbio. L’effetto concreto della satira è quello della liberazione dell’individuo dai pregiudizi inculcati in lui dai marketing politici, culturali, economici, religiosi. Il potere si accorge che questo va contro i suoi interessi e ti tappa la bocca. E’ sempre stato così ed è un ottimo motivo per continuare a farla. Dove è possibile. ( Il mio sottoscala. )

Negli Usa hanno eletto Obama e i media magnificano l’evento, come se i guasti del passato fossero definitivamente alle spalle e ci attendesse una rinascita generale. Come minimo occidentale. Forse addirittura planetaria. Ti associ anche tu all’euforia generale?
L’euforia generale è dovuta soprattutto al cambiamento che Obama ha promesso. A settembre ero a New York da Letterman il pomeriggio che ha intervistato Obama. Ero in prima fila, Obama era a cinque metri da me, me lo sono studiato bene. Dopo la sua prima risposta il pubblico era già in visibilio: Obama non dice nulla di diverso da quello che i democratici USA hanno sempre detto, ma sa dirlo in maniera avvincente. E con meno ambiguità rispetto a una Hillary. E’ ancora presto per giudicare. Le questioni cruciali, come si sa, saranno la politica estera ( ritiro dall’Iraq e dall’Afghanistan, rilancio della diplomazia e delle relazioni internazionali ) e la politica economica ( new deal, fine della speculazione finanziaria ). Non ci resta che aspettare.

Adesso un passo indietro. Torniamo al famigerato “editto bulgaro”. Biagi ha fatto in tempo a rientrare in Rai, Santoro ha recuperato stabilmente il suo spazio; com’è che tu sei ancora fuori?
Perché sono un cane sciolto. L’Italia è divisa in clan che si spartiscono il potere. Se non appartieni a nessuno di essi, ti fanno fuori in due secondi.


Continua...

13 marzo 2009

Vignette di Vauro (Annozero 12/03/2009)


Video

Un pò di umorismo ogni tanto dai :). Nella seconda parte del video Bappa Grillo con spezzoni di presentazione delle sue liste civiche.

12 marzo 2009

"Libertà censorie" tra Italia e resto del mondo.



E' di oggi la notizia di repubblica che sottolinea la particolare attenzione che stanno suscitando alcune iniziative nel mondo atte a limitare l'accesso e le libertà in rete per "scopi di sicurezza". In australia un progetto di legge prevede lo sdoppiamento dell'accesso in rete tra adulti e bambini, che secondo alcuni costituisce un grave attentato alla net neutrality e alla trasparenza, poichè a quanto sembra i filtri delle connessioni sarebbero gestiti da agenzie private "anche senza l'autorizzazione giudiziaria".
In korea del sud invece le cose vanno peggio, con vere e proprie attività censorie e conseguenzialmente giudiziarie alle dirette utilità del governo (con particolare attenzione a blog e forum). Il mondo è in allerta poi per i 69 Paesi che stanno adottando misure del genere, e i giganti dell'informatica e delle comunicazioni (Google, Microsoft e Yahoo) stanno prendendo iniziative per "dissociarsi" da queste azioni, lasciando spazio comunque a numerose polemiche circa la loro assuefazione per motivi di mercato.

E in Italia? Mentre le moltitudini mondiali, esperte o no, si fanno venire paure di stampo Orwelliano, i nostri ministri propongono delle leggi che definire assurde è qualcosa di scontato, ma forse non lo è per tutti (ne dalla parte degli ignoranti ne da quella degli approfittatori, chi ha orecchie per intendere..). Rimando ad un articolo che spiega in maniera concisa ma completa la questione, ricordandovi i precedenti (legge Cassinelli) che avevano già fatto sobbalzare tutti i blogger italiani, aumentando anche l'interesse e le preoccupazioni estere (non sono pochi i blogger famosi non italiani che hanno aderito alla campagna di Grillo "free blogger"). Ma la situazione nel frattempo, come leggerete, è ancora peggiore. Il mio rammarico è causato dal fatto che queste iniziative legislative provengono da uomini e donne di spettacolo (si, ok, per conto di altri, ndr), che dovrebbero avere una minima conoscenza e rispetto della libera circolazione di idee, e dovrebbero sapere che la forza di internet è proprio quella di "dare voce ai muri" e non solamente alle persone senza potere, minacciabili e ricattabili.. Detto questo la lotta al terrorismo e alla pedofilia, tanto di moda per giustificare la foga di "regolarizzazione di Internet" (che termine osceno) si possono applicare in così tanti modi che censurare qualche blogger e qualche inno su facebook, onestamente, fa ridere anche chi di queste cose se ne intende più di chi ha scritto queste poche righe. Se qualche logica ci deve allora essere in queste proposte, non è certo quella della repressione della pedofilia o del terrorismo, ma di altro. Come sempre dipende da come si usano le parole, poichè sempre di repressione si parla, dipende poi da chi e che cosa si debba (e si possa) reprimere.

Curioso, in ultima analisi, come ci possa essere un delirio di intenti tra una legge che limita fortemente (e quasi annulla) le intercettazioni in nome della privacy e un'altra che esporrebbe in maniera pressocchè assoluta qualsiasi voce libera come questa. In effetti esiste privacy e privacy.. dipende chi sei e quanti voti ti porti dietro.


>> Punto Informatico - Vogliono chiudere la rete

Una voce esemplare di risposta:

>> Punto Informatico - Guido scorza alla Carlucci

11 marzo 2009

Passaparola n°37. Colpirne uno per educarne cento


Video

E queste sono solo le sentenze di assoluzione dubitativa.. c'è da immaginarsi le restanti prescrizioni. Vedete, se al posto del grande fratello un giorno si trasmettesse questa mezz'ora di informazione.. l'Italia cambierebbe. Ma non si può. Non fatevi venire in mente la domanda "perchè?", la risposta non è delle migliori.

10 marzo 2009

Scontro di questa settimana.


Video

Non c'è da commentare. Vorrei solo invitarvi ad una piccola riflessione. C'è almeno un episodio del genere la settimana. Non vedo fascisti, non vedo armi, non vedo cassonetti bruciati. Il resto delle ragioni non le so ma questo mi basta. A voi?

6 marzo 2009

Divieto di essere, incentivi ad apparire.


IL NEOPROIBIZIONISMO - DE "L'ESPRESSO"


Interessante articolo, per alcuni scontato e già in discussione da tempo. Inutile che vi racconti la mia esperienza milanese, condivisa con tutti i visitatori di questa città. Ore 9 di ogni sera vietato avere bottiglie di birra in tasca, in mano, ecc. Magari per le armi il porto esiste ma per la birra nessun patentino, Tranne che non ti metti a discutere con il vigile-poliziotto e gli spieghi - alla faccia della privacy - che la bottiglia l'hai comprata e la stai portando a casa (e siccome lui deve fare il suo lavoro gli devi spiegare dove abiti, dove l'hai comprata, insomma o gli spiattelli i tuoi affari o ti prendi la multa.). Nell'articolo che ho linkato comunque sia trovate molto altro. La riflessione che vorrei porre stà proprio nel titolo. Oggi l'importanza dell'apparenza diventa cruciale per i rapporti sociali, nel lavoro, nella convivenza ecc. Il proibizionismo intacca una buona parte della nostra cultura (lo ha già fatto ai tempi dell'alcol); chessò il famoso panino alle 2 di notte tra amici, o il cornetto caldo dopo la festa. Togliamo parte della tradizione popolare che è storia, ancora una volta giustificandoci per la "sicurezza ordine e pulizia". Spesso dietro l'ordine e la pulizia ci stà noia, incomprensione e paura. Mentre la gente aspira, dati i tempi che corrono, a volersi sentire libera (più che sicura), gli si tolgono piccole cose che aggravano la situazione. Che qualcuno spieghi ad un giovane perchè non si può divertire, perchè non può baciare la sua ragazza in pubblico, perchè deve rigare dritto in tutte le sue espressioni che niente hanno a che vedere con la legalità, ma sanno piuttosto di voglia e capacità di vivere. Va a finire che succede un altro 68', unito a questa crisi. Altro che esercito. Tuttavia queste espressioni non smettono di esistere. Si celano dietro l'apparenza. E l'apparenza è il primo muro da scalare nei rapporti umani, quella che spinge verso l'incomprensione e la lotta a chi è più "pulito". Una volta si diceva fosse la razza ariana.. com'è finita lo sappiamo tutti.. chissà che ne pensano i vecchiardi balilla.

1 marzo 2009

Genchi e i misteri d'Italia. Da che parte ci fanno stare?


Video

Per chi conosce la questione e sa cosa in realtà fa questo perito, è chiaro come il video appaia duro e minaccioso. Non per noi, ma per i piani alti. Ancora una volta, dopo mani pulite e il pool, sembra che qualcosa di grosso si muova e qualcuno debba fare qualcosa per non far scattare di nuovo un'altra mani pulite, che come allora rastrellerebbe chissà quanta gente e quanti ministri e "grandi elettori" di questo o quel governo. Il termine "mafiocrazia" risulta quanto mai, in questa ipotesi (dato il numero e lo spessore dei controllati, ci garantisce genchi per giusto motivo e le persone che sanno chi è gli devono credere) molto profetizzante. Perchè una cosa è parlare di cattiva politica, una cosa è dimostrare che lo fa apposta, per scopi si tutti da provare, ma rintracciabilissimi grazie a persone come Genchi Per questo viene trattato alla stregua di Di Pietro e altri che non accettano tutto ciò. Una cosa del genere è già successa una volta, e sono saltati due magistrati come Falcone e Borsellino. Solo che allora la copertura mediatica non esisteva e l'opinione pubblica, lodava gente come Di Pietro e Genchi, scendeva in piazza per stringergli la mano e dargli fiducia. Oggi la disinformazione non consente tutto ciò. Le persone però non cambiano.. Sia di qui che "di là.."